Mi ero ripromesso di non scrivere nessun post sulla giornata di oggi, dedicata ai diritti umani, la giornata della memoria, per ricordare le stragi naziste e i campi di sterminio.
Non mi andava proprio, non per insulse idee politiche, ma semplicemente perchè spesso queste sono occasioni per dar sfogo a tutte le ipocrisie possibili. Un pò come andare nei cimiteri il due novembre. E solo quel giorno li, perchè la tradizione ce lo impone.
Poi è accaduta una cosa che ancora non riesco a spiegarmi bene, o forse semplicemente non ha bisogno di essere spiegata.
Ho guardato, come spesso accade, distrattamente il telegiornale su La7, sentivo in sottofondo la voce picchiettante di Mentana ma non ascoltavo ciò che diceva. Fino a quando, alla fine ha presentato un ospite. Enzo Camerino. Onestamente non sapevo chi fosse quel signore anziano che mi guardava con gli occhi scintillanti, finchè Mentana non gli ha chiesto di mostrare il braccio.
In quel numero tatuato ho letto tutto l’orrore e l’umiliazione che un essere umano può provare per mano dei suoi simili.
Come ho detto all’inizio, è una cosa che non riesco a spiegarmi bene, ma mentre parlava ho percepito le sue sofferenze. Un’onda che mi è arrivata all’anima e l’ha presa a schiaffi. Non era un film o un documentario, era un uomo reale che mostrava al mondo il grado di abominio che può raggiungere l’animo umano.
Lo so benissimo che è difficile non cadere nella retorica parlando di questi argomenti, ma in quelle parole c’era racchiuso tutto. La paura, la sofferenza fisica e quella psicologica, la morte, l’odio, l’umiliazione profonda. Chi le pronunciava non cercava compassione, cercava solamente di fare in modo che ciò che aveva visto e vissuto non fosse stato vano, che non venisse perduto.
Ho iniziato a piangere per la rabbia e lo sdegno per i patimenti e per tutti gli Enzo Camerino che non ce l’hanno fatta. Per la più grande delle torture: la privazione della dignità.
Dopo ho spento il televisore perchè ascoltare illustri membri dell’attuale classe dirigente disquisire sulle disgrazie giudiziarie di un puttaniere ottantenne, mi pareva fuori luogo.
http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2007/01/27/non_perche_oggi_e_il_giorno_de.html
Grazie per il link è un pezzo maledettamente bello.
Hai fatto bene a parlarne.
Invece hai i parlato di un tema così importante con grande sensibilità e senza (s)cadere nei soliti luoghi comuni.
Non lo so se ho fatto bene o no, ho solo sentito il bisogno di farlo.
Ecco, io invece volevo farlo e me ne sono scordata.Sono giorni un po’ così e non mi riesce di scivolare sulle parole. Magari lo farò un’altra volta … anche se sarò fuori tempo.
Tanto è la storia della mia vita …
-.-”’
Si, anche perchè ogni giorno è il giorno buono. L’ultima volta che mi sono imposto di scivolare sulle parole ho indossato i rollerblade e sono partito a razzo. C’ho rimesso il crociato anteriore.
Io sui roller ho rischiato il capitello radiale … mai più messi ahahah
Triste realtà che non potrà mai essere cancellata.
Che dire…. l’uomo può diventare un mostro.
Carissimo, ti aspetto nel mio nuovo articolo!
Spero verrai a trovarmi!
Baci.
Luna
Arrivooooo
Caro, su Novecento sei già passato!
Vedi se trovi un altro post interessante!!!!
🙂
Esatto stavo per scrivertelo, solo che la mia ignoranza straripante mi inibisce dallo scrivere commenti alle tue recensioni, che risultano assolutamente brillanti e ricchi di particolari. Potrei solo sminuire il tuo lavoro 🙂
Io sono assolutamente entusiasta dei tuoi passaggi.
Le tue parole mi illuminano sempre!
Grazie di esserci sempre e comunque.
Luna
ho visto anche io quell’intervista e benchè ahime sia abituato (ammesso che si possa utilizzare questo verbo in frangenti del genere, cosa di cui dubito fortemente) a vedere cose del genere, mi hanno fatto lo stesso effetto
La speranza è che niente vada perduto, che tutte quelle persone non abbiano sofferto invano e che la memoria vinca sempre sull’ipocrisia. 🙂
Grazie della visita.