Capovolgi Portofino e inizia a sognare.

A pensarci mi sembra impossibile, ma sono stato anch’io un bambino. E come tutti i bambini sognavo.

Tutti i miei amichetti volevano essere piloti di Formula Uno, perchè andare veloci era roba da grandi, roba da maschi, Fede voleva fare il calciatore, il Sama l’astronauta, Roby il pilota d’aerei. Ma nessuno, neanche il figlio del preside che abita dall’altra parte della strada, avrebbe voluto guadagnarsi da vivere scrivendo. Nessuno. Oddio, proprio nessuno nessuno, no….uno c’era. Ma si vergognava a dirlo.

Si, lo ammetto, ero un bambino poco socievole, che faceva sogni atipici, uno di quelli che si sente sempre fuori posto, anche se sta da solo in una stanza. Erano i primi anni ottanta, resistevano gli ultimi rigurgiti degli anni di piombo, Moro, Pasolini, L’Italicus, la stazione di Bologna, erano ancora ricordi accesi nella memoria dei miei genitori. Pure la mia data di nascita coincideva con la strage di Piazza della Loggia a Brescia. C’era una certa inquietudine nell’aria, nella mia cittadina di provincia, nello sguardo di mia madre quando dicevo che sarei andato a tirare due calci al campetto dell’oratorio. Intuivo che ci fosse qualcosa di strano, si, avevamo da poco alzato la coppa del mondo, ma qualcosa ancora non andava. Dovevo assolutamente trovare un modo per incanalare il mio stato d’animo. E così prendevo un foglio e iniziavo a buttare giù parole. Frasi di un bambino di nove anni, niente capolavori della letteratura, solo io, una pagina bianca e la mia penna con su scritto “Portofino” con all’interno la barchetta che navigava verso il molo non appena la capovolgevo. E scrivevo, spaziando dagli aneddoti scolastici, alla sensazione di formicolio dentro lo stomaco che provavo ogni volta che dalla mia finestra vedevo la Valentina che scendeva le scale. Che aveva sempre la coda e rideva nel suo cappottino rosa e bianco.

Quello era il mio angolo segreto, il posto dove chiudere a doppia mandata i miei pensieri e le mie ambizioni, volevo contribuire, non sapevo a che cosa, ma lo volevo tanto. Gli altri ragazzini ogni tanto mi guardavano strano, facevo finta di fregarmene, in realtà me ne fregava eccome, volevo solo essere accettato per quello che ero. Ma non mi sentivo una vittima, dovevo solo fingere un po’ di essere come loro, avere la risposta giusta a quella maledettissima domanda “che vuoi fare da grande?”. Certo, vista la mia abilità con la palla fra i piedi il calciatore era da escludere, oddio, portavo occhiali da vista piuttosto spessi, il pilota di aerei o di formula uno sarebbe stato rischioso, insomma i mestieri più fighi mi erano preclusi, alla fine decisi: “costruirò le barche”. Si, mi sembrava un gran bel mestiere, anche i miei amici furono d’accordo, davvero un gran bel mestiere.

Loro erano soddisfatti ed io ero felice perchè le mie barche avrebbero navigato verso uno spazio bianco, verso un un insieme di parole, verso un molo. Bastava solo capovolgere la penna e iniziare a scrivere.
Nessuno di noi è diventato ciò che sognava, ma non importa, ciò che conta è averlo immaginato davvero, non mi mantengo scrivendo, non costruisco barche e non ho sigari cubani, ma circa due volte l’anno, verso le sei del pomeriggio, in un tramonto quasi anonimo, una sigaretta sulla punta estrema del porticciolo me la concedo.

Non si deve mai dire ad un bambino che i sogni sono solo sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse” (Paulo Coelho)

Dedicato a tutti i bambini di quarant’anni ed oltre che si ostinano a sognare. Il violinista sul tetto.

 

 

52 pensieri su “Capovolgi Portofino e inizia a sognare.

  1. Mi hai incantata. Ed hai ragione, siamo stati tutti bambini un po’ fuori luogo a inventarci sogni da realizzare solo per star dietro alla fantasia altrui. Quando in realtà avremmo voluto osare ciò che si sentiva nel cuore.
    Il mio dramma è che ad oggi sogno di diventare e di fare l’astronauta 😉

  2. Allora sei un bravo “bambino” di quarant’anni. Che belli i sogni da bambino.. Ancora di più quando sono realistici e possibili da realizzare… Ma: mai smettere di sognare..!!

  3. Io da piccola volevo far la suora vedi tu……
    poi verso i 12 ho optato per hostess così avrei viaggiato e visto il mondo, ai 14 il perito agrario cos’ avrei vissuto nel verde con gli animali, infine siccome per vari motivi le mie scelte venivano bocciate, mi son detta l’importante e non l’impiegata coi i conti e i numeri…. infatti eccomi qua tra numeri e conti

    ma a parte ciò, come sarei curiosa di sapere di cosa/come scrivevi d’amore a nove anni, ho la sensazione che le parole fossero meno elaborate, ma le emozioni le stesse di oggi

    PS: hai citato Coelho… alcuni suoi libri mi hanno aperto l’universo

    PPS: bianco è molto, ma molto più scorrevole e leggibile… grazie :* ma la parte alta graficamente va sistemata lo sfondo nero su bianco è un pugno e il titolo appare sfocato (incontentabile nè!? 😛 )

    • Ok, andiamo per ordine: da bambino mi incazzavo come una pantera perché non riuscivo a trovare le parole per descrivere ciò che avevo in testa (un pò come oggi…), allora chiedevo aiuto a mia madre, la quale chiedeva a mio padre…che chiedeva ai colleghi di lavoro…in sostanza le mie lettere d’amore iniziavano tutte con “spett. Signorina, sono a sottoporre alla sua attenzione la mia richiesta di uno sguardo, anche di sfuggita da parte della S.V. Grazie della cortese attenzione. Distinti saluti. E firma.”
      Primo p.s. Coelho è uno dei miei autori preferiti e L’alchimista insieme a Veronica decide di morire sono i miei miti per eccellenza.
      Secondo p.s. Sto lavorando alla parte alta, solo che in questi giorni…sai com’è dovrei anche lavorare per guadagnarmi la pagnotta, che in casa mia abbiamo un bruttissimo vizio, mangiamo tutti i giorni (a che più volte al giorno), ma stiamo cercando di smettere. Grazie per i consigli, li apprezzo davvero. Grazie anche…si insomma…per esserci. Ecco.

      • Il cammino di Santiago e stato l’inizio con lui per me, e quel libro è stato anche l’inizio di un mio sentiero che mi ha portato fino ad oggi (una settimana fa) che ho letto Aleph, e si è chiuso un cerchio… ho forse più che chiudersi ne ha aperto un’altro, perchè si cammina tutta la vita 🙂

        Oh grazie delle parole finali, sul serio, ma basta che poi mi ritirocome una lumanca nella sua casetta

  4. io da ragazzina, volevo fare la professoressa di inglese, così in estate avrei avuto tempo per scrivere i miei romanzi.
    Sono ingegnere informatico. Rendo l’idea!?!? :/

  5. Io avrei voluto fare l’argheologa. Mi hanno detto che non c’era più niente da scoprire. Allora mi sono laureta in Storia e ho capito che c’erano ancora molte cose da scoprire e sognavo di fare ricerca. A quel punto mi hanno detto che non c’erano più fondi. Nel mio attuale reale organizzo eventi.

      • L’attesa può essere il momento buono per portare avanti una serie di riflessioni. Quando vado alle poste torno sempre a casa con mille idee. Ci sono sogni che facciamo da bambini e sogni che facciamo da grandi, siamo sempre noi ma abbiamo conosciuto strade diverse. Esci dall’ufficio postale e ti rendi conto che il tuo sogno è quello di poter ottenere una risposta alla lettera che hai spedito tramite raccomandata.

  6. Da piccola volevo fare il medico legale, poi invece è andata in un altro modo… Mai dire mai, un giorno magari riuscirò a realizzarlo questo sogno! Insieme a tutti gli altri che sono gelosamente chiusi in un cassetto che ogni tanto apro per dare una sbirciatina e vedere se ci sono ancora… Di certo, so che non smetterò mai di sognare, nella speranza di vedere i miei desideri diventare realtà! Baci 🙂

  7. Il tuo post mi è piaciuto tanto tanto. Mi ha fatto pensare che io non ricordo che cosa sognavo da bambina di diventare da grande. Ricordo che sognavo sempre, questo sì, ma non ciò che volevo diventare. Nel senso che mi mettevo davanti allo specchio a cantare e ballare come fossi una cantante famosa o una ballerina della Scala, ma in qualche modo consapevole che ero nel sogno. Sognavo ad occhi aperti ogni tipo di situazione romantica con il Vanni, il compagno più carino delle elementari che neanche vi vedeva. E poi ho continuato così. Di sogno in sogno sono diventata grande. Almeno l’anagrafe dice così, molto più che grande, purtroppo.
    Sogno sempre.
    Mi ritiro, immagino e sogno.

    • Bellissima immagine di te che balli e canti, con il microfono e il giradischi avrò fatto centinaia di concerti, in piazze affollate di persone in delirio. Erano concerti fatti nella mia stanza, ad occhi chiusi. Fantastico.

  8. Che bello questo post! Io sono diventata solo in parte quello che volevo, il resto è rimasto un bellissimo sogno che porto sempre con me.

  9. Mi è piaciuto molto questo tuo descriver(ti). Hai mostrato un tuo lato intimistico e questo è bello. Per la canzone ritorno che ora sono cotta.
    p.s. mai smettere di sognare, mai 😉

  10. Il musicista, il disegnatore di fumetti e lo scrittore: 3 passioni che mi hanno fatto sempre guadagnare gli sguardi di rimprovero o di commiserazione da molta gente.
    “Trovati un lavoro vero.”
    I lavori “veri” me li sono anche trovati, e neppure con quelli sono riuscito a vivere…

    Complimenti per il post.
    Marco.

    • Grazie, tutti vorremmo tornare indietro per poter fare scelte diverse, ci sono cose da non dire, persone da frequentare e altre da evitare, ma tutto il nostro passato ci ha portati fin qui e tutto sommato non è andata poi così male.

  11. Leggo da più di 50 anni e attraverso la blogosfera da più di 7,questo è un ambiente strapieno di presunti scrittori che giocano a fare i blogger, molti sono di sesso femminile. Erano almeno 2 anni che non leggevo qualcosa di valido in rete al di là dell’immediatezza del post. Ti faccio i miei complimenti che spero ti giungano secchi e sinceri come sono nati.

  12. Ho seguito il suggerimento di WP e sono arrivata qui. E me lo ero perso questo post … ma è bellissimo! Ci sai fare con le parole, hai un modo tutto tuo di disporle sulla carta, mi piace, vedo quello che scrivi e lo sento. E’ semplice, ma preciso … Io credo che non dovremmo mai smettere di sognare e che certi cassetti bisognerebbe aprirli e tirare fuori i tesori prima che la muffa e i tarli li divorino …

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