È inutile usare la chiave inglese se non sai le lingue.

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Mi capita spesso, quasi sempre per una specie di impegno chiamato lavoro, di fare una comparsata in qualche paesino dell’entroterra collinare.

 

Prima che qualcuno si incazzi a sproposito, preciso subito che vado decisamente pazzo per questi macro presepi animati. Appena varco il confine comunale, che di solito è caratterizzato da scritte ingiuriose nei confronti della madre del sindaco del comune antagonista, il mio sguardo si illumina come quello di Cristiano Malgioglio davanti alla trousse del fard.

 

Gli abitanti si conoscono tutti e le prime volte che ti vedono sono sospettosi, si scambiano sguardi complici, ti chiamano “straniero” (come nei migliori western di Bud Spencer e Terence Hill) e per non sapere nè leggere nè scrivere…si portano la mano al portafoglio, perchè non si sa mai.

Una volta appurato che sei innocuo tipo Gigi D’Alessio senza microfono, iniziano a darti confidenza.

 

E Lì è l’apoteosi.

 

Il primo che ti rivolge la parola è il reduce. Tutti lo chiamano dottore ma non è nemmeno infermiere. Gira con un cappello da alpino (anche se era in marina), dice di aver fatto entrambe le guerre e, se non ha ancora preso la pasticchina rossa, giura di essere stato al fianco di Napoleone durante la campagna di Russia. Peccato che sul più bello del racconto, quando sta per sferrare l’attaco finale al nemico, arriva la badante, lei russa veramente, che lo porta a casa a vedere la ruota della fortuna.

 

Di solito ci sono tre bar, uno sempre aperto che fa un caffè che sa di fosso, uno sempre chiuso con la scritta alla porta “torno subito” e il terzo gestito da un rastone di 150 chili, che fa come cazzo gli pare. Gli chiedi un caffè ed esci con un’Oransoda.

 

Il pezzo da novanta è il ferramenta, sempre abbronzatissimo, scarpe nere lucide e capelli impomatati, un misto fra Valerio Merola e la brunetta dei Ricchi e Poveri, alcuni sostengono che il negozio sia una copertura per i suoi loschi giri di femmine, oddio, il dubbio è legittimo, una volta gli ho chiesto la chiave inglese del 13, mi ha guardato come se gli avessi domandato gli affluenti dell’Adige e poi s’è scusato dicendomi che lui alle medie ha fatto francese.

 

C’è l’impiegato della banca, venerato da tutti, visto come tramite tra noi poveri mortali e il divino, l’essere perfettissimo, nostro signore del fido bancario. Il direttore della filiale. Tale mistica figura è un’entità impalpabile, fa solo alcune sporadiche apparizioni come la Madonna di Fatima, per il resto, non si manifesta mai, tipo Berlusconi al tribunale di Milano.

 

La bottega del barbiere è il vero cuore pulsante della comunità.

È sempre pieno di gente, ma nessuno si taglia i capelli, sono tutti seduti sulle poltroncine imbottite a leggere la Gazzetta e disquisire di organi genitali. Lui si fa la barba tre volte al giorno, tanto per sentirsi impegnato. Conosce i cazzi di tutti, al punto che il parroco prima di dare la penitenza al confessato, va da lui a chiedergli conferma.

Si scopa la moglie del ferramenta (il barbiere, non il parroco, almeno, non ufficialmente), ma solo perchè il ferramenta compra la gommina per i capelli al supermercato anzichè andare da lui.

 

Insomma tutte persone così, che magari vanno a prendere l’aperitivo col trattore, ma che sono comunque indispensabili al regolare funzionamento dell’ecosistema paesano.

 

Come dite?…le donne?…Ecco, quello è un mistero, stanno tutto il giorno in casa a fare bricolage, piantano chiodi , stringono viti, mettono tasselli nel muro e usano chiavi inglesi (o francesi) di tutte le misure. Mi chiedo solo da dove nasca questa passione, mah…vanno continuamente al negozio a comprare questa roba, ma non in un negozio a caso..ma in quello del….

 

2 pensieri su “È inutile usare la chiave inglese se non sai le lingue.

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