Ci sono domande che attanagliano il genere umano fin dalla notte dei tempi:
«è nato prima l’uovo o la gallina?»,
«come si è formato l’universo?»,
«la Juve quest’anno vincerà la Champions?».
Ma la regina di tutte le questioni irrisolte che ci perseguita dai tempi di Neanderthal è:
«perché un uomo deve accompagnare la sua fidanzata/moglie/compagna in giro per negozi?».
Voglio dire, apparentemente non c’è uno straccio di motivo valido.
È giusto annotare che il comportamento del maschio alfa che si trova nella situazione di accompagnatore cambia radicalmente con il prolungarsi della relazione amorosa.
Di solito c’è un rapporto direttamente proporzionale tra i due fattori: più la relazione è lunga, più lui si rompe i coglioni fuori dal negozio.
Questo ineluttabile assioma cartesiano è facilmente individuabile mettendosi seduti su una panchina della via principale di una qualsiasi città e osservare. Tra l’altro, Cartesio non si è mai sposato. Per dire.
Nelle coppie appena formate, quelle che sono nel pieno dell’esaltazione amorosa, per intenderci, il soggetto maschile è fiero ed entusiasta di accompagnare la sua metà della mela in un qualsiasi negozio. Indipendente che al suo interno ci siano prodotti cosmetici o cure omeopatiche per le ragadi anali del volpino di pomerania, Il paladino dell’amor cortese avrà un sorriso a tremila denti e pronuncerà frasi del tipo:
«certo passerottino, scegliamo insieme il mascara, sarò onorato anche di darti il mio parere sulla tonalità dello smalto che più ti si addice». Poi però, gentili donzelle, non vi lamentate se il vostro cavalier servente inizierà a farsi le sopracciglia ad ali di gabbiano.
Dopo circa due anni dall’inizio della sfavillante storia d’amore l’accompagnatore baldanzoso ed entusiasta si trasforma in un “servo muto”. Avete presente quella specie di appendiabiti che si trova nelle camere da letto? No, non ha i pedali, quella è la cyclette.
L’uomo all’alba della biennale della relazione sembra l’albero delle idee di Foppa Pedretti. Tiene appese alle braccia buste di ogni sorta, la borsa della compagna tenuta a tracolla e prega il cielo di non avere un’erezione per non fornire altri appigli.
Lei deve avere le mani libere per esaminare la mercanzia, lui la testa occupata per non coniare nuove bestemmie.
Dal quinto al settimo anno di relazione l’accompagnatore assume le sembianze di pastore maremmano. Aspetta fuori facendo la guardia al malloppo, perché entrare in un negozio con merce comprata altrove “pare brutto”.
Lo scodinzolante guardiano rimane immobile in un angolo, all’ombra se è fortunato, altrimenti a schiumare Sali minerali sotto il sole a picco. Lei nel frattempo entra a dare un’occhiatina.
In realtà l’ingresso del negozio è uno stargate.
Una volta varcata la soglia il tempo non segue più un percorso lineare. Lei gira fra le corsie in quell’atmosfera ovattata di pizzi e merletti e musiche di Radio Subasio. I minuti vengono percepiti come battiti di ciglia e raggiunge l’uscita convinta di aver girato l’intero negozio in uno schiocco di dita. Per lui che invece aspetta fuori, l’attesa sembra infinita. Il suo tempo segue quello della sua natura di canide e un’ora ne vale sette. Il povero animale da compagnia può trascorrere le vacanze estive aspettando il ritorno della sua dama. Alla fine dell’attesa lo ritrovano immerso in un lago di sudore come le mozzarelle Santa Lucia.
Dal settimo al decimo anno le soste nei negozi diventano, per l’incolpevole convivente, come le stazioni della Via Crucis. Di solito infatti il pover’uomo cade tre volte sotto il peso del fardello che trasporta. Nessuno lo deve aiutare ad alzarsi altrimenti verrà squalificato come Dorando Pietri alle olimpiadi del 1908. Non può bere né mangiare e se per caso si azzarda a pronunciare con un filo di voce frasi del tipo «cara, ti voglio un bene dell’anima ma mi sarei leggermente rotto i coglioni», sarà immediatamente additato come eretico e fustigato in pubblica piazza.
Dopo i dieci anni di relazione l’uomo busta sapiens inizia a prendere coscienza di sé.
Familiarizza con altri individui della stessa specie, scambiandosi opinioni e battute sui vari culi femminili che solcano l’orizzonte. Molto spesso organizzano tornei di calcetto lungo la via principale, usando le buste della Benetton come pali delle porte e la lampada “luna piena” della Maison du monde come pallone.
Alla luce di queste considerazioni, il primo pensiero che nasce spontaneo è:
«ma chi ce lo fa fare?».
In effetti, noi portatori seriali di buste, progettiamo rivolte, inneggiamo alla lotta di classe e formiamo gruppi sovversivi su whatsapp per combattere lo sfruttamento a colpi di meme.
Ma alla fine desistiamo dal procurar battaglia e rimaniamo nella nostra condizione passività. Però non ci sottovalutate, la nostra non è mancanza di coraggio.
La verità è che evitiamo lo scontro perché loro, l’altra metà del cielo, hanno una cosa che noi voglia tantissimo e no, non è il telecomando di Sky.
Io l’ho fatto due volte, di accompagnare un’amica a fare shopping: la prima perché non mi aveva detto che aveva intenzione di andare a fare shopping, la seconda perché con lei avevo dei giganteschi debiti di riconoscenza. Però a quel punto ho detto basta, neanche se le dovessi la vita; tutto, ma lo shopping mai più.
Io ogni tanto vado, in cambio chiedo solo una panchina, una sigaretta e la connessione wi fi.
La differenza è che a me quella cosa non interessa.
Guarda mio caro perché non scrivi un manuale di come il povero maschio alfa viene soggiornato. Ma fatemi il piacere che non siete in grado di vivere senza noi donne. E vi lamentate pureeeeeee😤
Non voleva essere un noi contro voi, ma semplicemente un’esasperazione di alcuni comportamenti. Comunque, promesso, il prossimo post lo scrivo sulla nostra vita di campeggiatori da divano. Grazie per lo spunto.
In realtà il chiedere a qualcuno di accompagnare a fare shopping dovrebbe essere annoverato fra i crimini contro l’umanità. Davvero non riesco a immaginare qualcosa di più insulso e noioso e snervante ma soprattutto stupido, stupido alla millesima potenza! Perché devo entrare in un negozio se non so con certezza di voler comprare qualcosa? Perché devo entrarci senza sapere che cosa esattamente voglio comprare? Perché se non trovo quello che ho in mente devo guardare altre mille cose invece di dire grazie buon giorno e uscire? Io veramente non posso capacitarmi che ci sia gente che butta via ore e ore dell’unica vita che fino a prova contraria ha a disposizione in una maniera tanto idiota.
Prego attendo con ansia🤔
Ma guarda che tocca fa per una trombatina tiepida tiepida al sabato sera… XD
È ora che le donne imparino ad andare da sole a fare compere. È più divertente e c’è l’effetto sorpresa. Vuoi mettere far vedere subito tutto anziché sbalordirlo di gioia e non di spaccamento di maroni? 😉😁😂
Torno a commentare io che non commento mai per dire che a voi uomini piace di più la tipologia di donna sciacquetta che si fa accompagnare a fare shopping piuttosto che quella indipendente che non ha bisogno dell accompagnamento maschili per fare cose, quindi ve la cercate. Scritto da una che non ha mai chiesto a nessuno di essere accompagnata a fare shopping ed infatti è single.
Saluti 😀
Questo post ha suscitato un po’ di polemiche, in realtà l’intenzione era di ironizzare su un aspetto della vita di coppia, peraltro neanche poi così negativo. Evidentemente non sono riuscito nel mio intento. Capita.
L’aspetto ironico era palese, le poche polemiche gratuite. Il tuo intento chiaro e riuscito. Detto da uno che spesso controvoglia accompagna sua moglie a fare shopping e talvolta ci ride anche sopra.
Ti ringrazio, pensa, faccio continuamente autoironia. La verità è che sono talmente stordito che gli aneddoti che racconto sono assolutamente veri. 😂