Solo un sacchetto sul diaframma.

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Come quando ti volti e loro sono sparite, stavano lì, sul sedile del passeggero o sul sellino della moto, ti sei distratto un attimo e non c’erano più. Perchè le parole sono fatte così.

Si, loro spariscono, o magari ti rimangono piantate sulla bocca dello stomaco, e non sentono ragioni, restano lì si siedono e ti guardano.
Una volta un’amica mi disse: “dentro di me c’è una piccola Shirley Temple che mi osserva seduta con le gambe incrociate e la faccia seria”. Ecco, io su quella sedia ho il sacchetto delle parole perse, quelle non dette, quelle che sono state per un attimo sulla punta della lingua ma alla fine non hanno avuto il coraggio di fare il salto. Quelle che “volevo dirtelo da tanto”, “volevo dirtelo ma non ho fatto in tempo”.

Parlano di paure e di amori, di sconfitte e pianti inconsolabili e di persone, parlano sempre di persone le parole non dette. Sono quelle che raccontano di noi, frammenti dei nostri pensieri censurati e ricacciati giù in fondo, raccontano storie. Sono piene di “se lo dico poi succede un casino”, “se lo dico poi cambia tutto”, “se lo dico poi capiscono chi sono veramente”.

Ma nonostante tutto dobbiamo trovare un modo per respirare e quel sacchetto sul diaframma pesa sempre di più e allora siamo costretti a cercare uno stratagemma, a farle uscire in un modo o nell’altro. E alla fine lo troviamo. Nei silenzi.

Si nascondono lì le parole non dette. Nelle pause all’interno di un discorso, nei colpi di tosse strategici, negli “oddio” e negli “mi serve una sigaretta”, negli sguardi infiniti verso l’isola d’Elba, nei sorrisi fuori luogo, nelle mani passate fra i capelli. E sempre costantemente in ogni maledetto silenzio.

E impari a conviverci con i tuoi silenzi, a gestirteli, a cavartela da solo, che gli altri neanche immaginano quante parole non dette ci sono in quegli attimi assordanti. E anche se è contro il regolamento, vorresti regalare un pò dei tuoi silenzi, donarli a qualcuno, toglierli dai tuoi, che ne hai già avuti tanti.
E arrivano improvvisi quei silenzi, come il libeccio d’autunno, che non è mai il momento buono, che non eri preparato che adesso sì che avresti davvero bisogno di frugare in quel sacchetto e tirare fuori la parola perfetta.
Quella che sistemerebbe tutto, che porterebbe ogni cosa a suo posto, che se la dici succederà un cazzo di casino ma te ne fregherai.

Come quando mi volto e da qurant’anni le trovo lì, le mie parole non dette e i miei silenzi, e ogni volta sono diversi, ogni volta più pesanti. E ogni volta ci muoio un pò.

“”Gli uomini cantano quando le parole non bastano, quando non riescono a dirle, forse perché da sole sarebbero persino ridicole.”. Roberto Vecchioni.

37 pensieri su “Solo un sacchetto sul diaframma.

  1. Come adesso… che qualcosa vorrei dirti, ma lo tengo nascosto in un silenzio. Uno scritto che sento appartenermi nel profondo… Quante cose si trattengono “per paura di…” e poi? Chissà in che tasca finiscono i silenzi… e se mai saranno ascoltati?
    Non ti smentisci mai…e scrivi sempre meglio, o meglio, come piace a me. Perché hai sempre scritto bene…ma le differenze stanno nei colori emotivi e nella musicalità che l’anima percepisce. Un abbraccio…

    • Già, chi sa in che tasca, ma soprattutto…avrà avuto senso non dirle?, tacere è servito a migliorare le cose?….non credo ci siano risposte nette a queste domande, ma solo scelte fatte che ci hanno portato dove siamo adesso.
      Grazie per la tua amicizia. Un abbraccio.

  2. no, ma, dì la verità…hai frugato nel mio sacchetto tu eh?
    e l’hai trovato pieno….stracolmo.
    solo che le mie son parole di rabbia, son trent’anni di parole non ascoltate che iniziano con “ma a me piacciono quelle scarpette rosse” e finiscono con “per il tuo orgoglio ti stai perdendo i tuoi nipoti”….
    e i miei silenzi finiscono nel blog, l’unico posto dove riesco ad essere liberadidire.
    ma vabbè, meglio non parlare di me va…

    ti stai scoprendo troppo sai??
    però continua a farlo, mi piaci così 😉

  3. A sua volta il silenzio delle parole non dette si divide in quelle che avrebbero dovuto uscire e quelle che era giusto tenere dentro. Il silenzio alla fine non è mancanza di parole ma parole diverse o disposte in modo diverso. Perché in qualche modo le parole un proprio spazio e un proprio tempo lo trovano sempre, banalmente anche sul post di un blog.

  4. Ho sempre amato molto le parole….
    Che fossero da ascoltare o da esternare.
    Ho sempre creduto e lo credo tutt’ora, che con l’uso delle parole si possa davvero, se non salvare il mondo, tentare almeno di salvare noi stessi… Parole che devono segnare una volontà sempre…un impegno, a volte, delle azioni spesso. Parole che non devono mai essere fini a se stesse, auto celebrative o peggio mistificanti, parole insomma che, pur partendo dal cervello, passino sempre dal nostro cuore…solo così possono avere valore davvero, acquistando significato, peso…Solo così potranno essere sempre da ponte fra le persone, riuscendo a coprire distanze che possono sembrare incolmabili. Solo così saranno sempre responsabili…
    Ora però ho anche compreso che vi sono parole che non si possono “chiedere”, a nessuno…Vi sono parole che devono nascere liberamente , che da sole devono trovare la strada se una strada vi è. “ Le parole non dette sono quelle che pesano di più” lo hanno detto in molti : filosofi, scrittori, poeti..Questo accade proprio perché il non detto, alla lunga, può nascondere il non provato, il non sentito, e dunque possono porci di fronte ad una triste realtà.. Dunque ecco perché arrivano a pesare molto di più. Ma vi sono parole appunto, che, se estorte o se esternate “a forza”, ci rendono un servigio ancora peggiore : ci possono falsare la percezione della realtà. Ecco perché, a volte, i silenzi sono “necessari”.

    • Il “non detto” comprende anche ingoiare rospi, mordersi la lingua, violentarsi per trattenere parole taglienti che rovinerebbero un rapporto. Il “non detto” è fatto anche di verità taciute che devasterebbero chi le ascolta, pensieri scomodi e sorrisi inopportuni.
      Grazie per il tuo splendido commento, ci tengo a ringraziarti pubblicamente per l’impegno che metti nell’esprimere le tue riflessioni. Grazie davvero.

  5. Silenzi roboanti che fanno crescere… Parole nascoste nei silenzi, e fra le righe dei blog 🙂 hai notato come sono brave le parole a mutare forma? Diventano melodie, tratti a penna, silenzi, corse a perdifiato, urla, lacrime, ubriacature e sogni illuminanti 🙂
    Bella l’illustrazione 🙂

  6. Ha ragione Laura, scrivi sempre meglio e trovare le parole giuste per commentare non è sempre facile (in realtà sto ancora pensando al post precedente). Mi si scatenano riflessioni profonde e non si esauriscono in tempi brevi.
    Parole … ci son nata con le parole, ma le scrivo, perchè la voce si spezza più facilmente di una matita.
    Sai cosa? Alla fine quel sacchetto pesa così tanto che nemmeno i silenzi bastano più, bisognerebbe proprio averlo il coraggio di far succedere i casini e far cambiare le cose, ma soprattutto bisognerebbe avere il coraggio di urlare al mondo chi siamo, come siamo, come stiamo … ci facciamo sempre troppi problemi! E cmq anche i pensieri scomodi meritano il loro posto nel mondo, non è che se li tacciamo li eliminiamo, facciamo solo finta di non vederli … ma non è mai la soluzione.
    Un abbraccio!

    • Intanto grazie per i complimenti, mi imbarazzano sempre ma fanno veramente piacere. Quel coraggio lì c’è eccome, il difficile è metterlo in pratica e approvo il concetto che i pensieri scomodi non vadano insabbiati, cercando magari di non affrontarli da soli. Sai, ultimamente sto riscoprendo un verbo al quale sono particolarmente affezionato: condividere.
      Un abbraccio anche a te.

  7. E gli altro nemmeno immaginano appunto
    -quello che avremmo voluto dire e non abbiamo detto
    -quello che non avremmo voluto dire ma lo abbiamo detto
    -quello che avremmo voluto dire ed abbiamo sbagliato a dire.
    Bellissimo post!

  8. Non sempre si riesce a dire ci ho che si pensa, se fosse così facile gli uomini non avrebbero più problemi ma mancherebbero poeti, scrittori, romanzieri, psicologi e …Pinocchi! 🙂

  9. Come dice Claire, anche i pensieri scomodi meritano il loro posto. E anche le parole non dette, quelle da dire, quelle da tacere. Bellissimo post!

  10. In passato ho detto che le parole che non riusciamo a dire sono le uniche per le quali varrebbe davvero la pena parlare. E una grossa parte di me ancora la vede in quel modo. Ma poi la vita ti presenta sempre l’altra faccia della medaglia, e te la presenta per ricordarti che, livellarsi verso una sola verità, significa livellarsi verso il basso, verso il vuoto, verso una media densa, ma grigia e monocromatica.

    Una storia lunga…

    Le parole che cerchi sono dentro di te, nascoste fra le paure e le emozioni, ecco perché non escono così facilmente, o perché, in modo del tutto contrario, alcuni le sputano di getto come vomitare. E il fatto che ti giri a cercarle dimostra che sono proprio lì, nel tuo cuore, sennò non le cercheresti con tutta quell’inquietudine e quella passione. Ma tu, a differenza di molti, con queste tue parole, queste del post, dimostri di metterti in discussione, di dubitare di te stesso, di “rileggere” te stesso, di cercare di capirlo, te stesso, e porti delle domande; e il punto è questo, guardarsi dentro, a prescindere dalle parole che non escono, o da quelle che escono per sbaglio, o in eccesso. Sei umile e, guarda caso, le tue parole toccano le corde giuste, anche senza volerlo. Anche senza trovarle…

    Lunedì, certi imbarazzi, sono certo, non ce ne saranno. Perché io mangerò e basta. 😛

    Sempre bello leggerti.

    • Direi che ci sto prendendo gusto a mettermi in discussione, anche guardando in fondo trovo cose che preferirei non vedere, però, dai, qualche scheletro nascosto non fa mai male, altrimenti sai che noia.
      Grazie amico mio, è sempre un piacere quando passi da qui, e no, direi che lunedì l’imbarazzo lo lasciamo a casa. E comunque….non so spiegarmelo ma…non ti ci vedo a mangiare e basta. A proposito…ho prenotato a nome tuo, fai te…ahahah 😛

  11. Che poi comunque dire tutte le parole che la nostra mente crea sarebbe come utilizzare tutti gli ovuli e gli spermatozoi fabbricati da ovaie e testicoli: ma te lo immagini?!?!?!

  12. ciao Pinocchio ho letto sommariamente perchè sono di fretta ma ci tenevo a darti un saluto (e un abbraccio, volendolo)

    sheràbientot

    ps meno si dice meglio ci si capisce

  13. ma che bello questo post….
    quanto credo nella potenza delle parole e dei silenzi, che sono pause, solo pause tra una parola e l’altra…
    parole che hanno il potere di cambiarti la vita, di farti conoscere altezze e profondità ignote, che possono salvarti o condannarti per sempre….

    grazie per le tue parole….
    scrivi con grazia , ed è una dote rara:)

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