Tommaso appeso a un filo.

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Tommaso viveva da un tempo infinito nella crepa di un muro, una di quelle che la vita lascia scoperte, quasi distrattamente, una di quelle scappatoie tra la parete e il soffitto, fatte apposta per sorvegliare, anche se non sai bene che cosa, forse il panorama, forse il mondo sotto di te. Forse, semplicemente, la vita degli altri.

Viveva nella sua quieta e dolce malinconia, dove piangi senza saperne il motivo ed esulti creando stupore e compassione, ti trascini lungo giorni sempre uguali, quasi aspettando una sventura senza conoscerne il nome. Viveva così Tommaso, costruendo ragnatele sulle esistenze altrui, calandosi dal suo filo alla ricerca di qualcosa che lo meravigliasse. Alla fine lo trovò.

Monica entrò nella stanza, così, senza avvertire, entrò e basta, come fanno i temporali in mezzo al cielo, che cambiano in un attimo l’aria polverosa dei giorni sovrapposti. Entrò scortata da un profumo di mattino da inseguire e da una scia di capelli, che ti sembra davvero di vederla, depositata sul cuscino, che ti guarda e ti sorride, profumata e tiepida.

Tommaso scese lungo il muro per essere sicuro di esser vivo, si guardarono negli occhi un solo istante e lui ci vide l’infinito, forse era questo l’amore che tutti desideravano tanto, il grande amore che tutti sognano, capace di lanciare i sentimenti oltre i bordi del mondo conosciuto. Capì che anche gli insetti sanno amare, non si sarebbe fermato, come fanno certi amori diversi, che si arrendono perché la vetta da scalare è troppo alta, che mettono barriere ai propri sogni.
Da quel momento avrebbe negato l’evidenza, perché l’amore non fa sconti e se ne frega anche dei ragni, avrebbe distorto la realtà, avrebbe visto false coincidenze, esagerato certi gesti, avrebbe spento ogni protesta, accellerato i venti dentro al torace, ma soprattutto, si sarebbe illuso.

Volle sognare, correndo il rischio di ritrovarsi spento e devastato, perché la passione oltrepassa le paure e sminuisce i dubbi, ma quello per Monica era un amore troppo esagerato e spietato che nessuna ragnatela avrebbe potuto contenere. Era inutile tentare di ignorarlo, non c’era nessun motivo al mondo per cercare di restare ancora appeso a questo maledetto filo. Finalmente riuscì a fare ciò che aspettava da una vita, lasciarsi andare, fare il salto e volare.

Volava Tommaso, volava e piangeva, perché l’amore può far male e lui non aveva più tempo per curarsi le ferite. E se i ragni urlano lui urlava, come fanno i ribelli davanti alle ingiustizie, che preferiscono morire piuttosto che rassegnarsi ad un’esistenza senza sogni. Urlava per tutti quegli insetti senza voce nè coraggio, che implorano un po’ di pietà per la loro disperazione.
Lui scelse di morire, morire fra le sue braccia, morire perché non si è mai visto un amore più sbagliato di una donna che sorride ad un ragno.

Un soffio di vento mosse le tende del salone, forse erano le emozioni di Tommaso che prendevano il volo, come fanno certi giorni sbagliati, come i sogni liberati dall’armadio, come quando qualcuno entra all’improvviso in una stanza, come fanno i sentimenti incompresi. Nel gioco crudele dell’amore che a volte ci fa uomini e a volte ci rende insetti appesi a un filo.

Tendiamo nel vuoto molteplici fili di ragno per formare la tela che possa trattenere la felicità. (Augusta Amiel-Lapeyre Pensieri selvaggi)”

Dedicato a tutti i ragni che scelgono di volare. Take Me to Church – Hozier.

Liberamente ispirato al cortometraggio “Il sorriso di Diana”,

21 pensieri su “Tommaso appeso a un filo.

  1. Leggevo…e mi sentivo ragno. Chè non è essenziale tessere una tela, o avere molteplici lunghe e sottili gambe, per potersi sentire come Tommaso. Ma questo tu lo sai, ecco perché riesci sempre così bene a penetrare la barriera apparente delle cose, delle situazioni, delle persone. Si, mi è capitato di sentirmi Tommaso, di avere un sentimento troppo grande, più grande di me stessa, che mi soverchiava a tal punto, da desiderare solo di…morirne. Bravo, bravo davvero, perché se è essenziale avere sensibilità profonda e non comune per poter scrivere queste cose, non è detto che poi basti per riuscire a trasmetterle.

    • Davvero, io non trovo le parole giuste per ringraziarti, penso che per una persona che si diletta a scrivere, trovare anche solo un’altra persona che legge e si immedesima in quelle parole, sia il massimo della felicità, non so spiegarlo, è una condivisione di emozioni, che, ti giuro, mi rende entusiasta. Perciò, grazie di cuore.

  2. Si, Tommaso vive nell’autore che gli ha dato vita. Tommaso non si vede bello, ma è una bella anima, che ha vegetato per tanto tempo leccandosi le ferite del passato finché ha conosciuto l’Amore, quello vero, quello che tutto stravolge e trasforma dentro il cuore e risveglia il coraggio, la vita, le speranze. Tommaso ha gli occhi di Monica e agli occhi di lei, lui non è un ragnetto bruttino e peloso, ma è un sogno, un incanto un uomo speciale, un uomo da amare come Te. Un abbraccio.

  3. Ancora una volta la dimostrazione che il caso non esiste. Avevo visto questo tuo racconto, ma non l’avevo letto. Probabilmente questa mattina ne avevo bisogno: non conoscevo l’argomento, ma forse il mio inconscio sapeva che avrebbe rispecchiato il mio stato d’animo. E ho letto. E mi è scesa una lacrima. Perché ho ancora bisogno di credere nell’amore “impossibile” di due persone, di credere che il loro amore non sia finito. E poi la citazione di quel brano, che non riesco più ad ascoltare da quando ho visto il video…. Ho riletto le tue parole, dolcissime.

    • Cavolo, in pratica ho combinato un bel casino. 🙂
      Scherzo, sono felice che tu mi abbia letto e soprattutto che sia riuscito a darti un’emozione. Come dico spesso, scrivo senza nessuna pretesa e giuro, quando qualcuno apprezza, il mio stupore è enorme.
      Insomma, grazie di cuore.

  4. È la prima volta che leggo un tuo racconto e mi è piaciuto parecchio.
    Tra l’altro ora, grazie a te, ho scoperto un cortometraggio che non conoscevo e che mi ha piacevolmente sorpreso!

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