Esserci non è un dettaglio.

Ci sono, anche se sembra il contrario, sono qui. E intendiamoci, non lo dico per chi mi legge, lo dico per me, perchè ogni tanto devo ricordarmelo, perchè in questi giorni vivo in una realtà quasi parallela, una non realtà, una sorta di servizio militare nel quale sei quasi obbligato a farti piacere i tuoi compagni di viaggio e ammettiamolo, ci riesci pure discretamente.
Sono giorni strani, intensi, faticosi, giorni che sottendono grandi aspettative, ma proprio come durante il servizio militare, hai la consapevolezza che quando tornerai nella vita realè, ecco, si, lì saranno cazzi.

E allora te li godi, cerchi di marchiarti a fuoco più dettagli possibili, perchè quando ti volterai indietro a guardare, saranno quelli a ricordarti i momenti migliori.

Già i dettagli. Quegli inutili aneddoti, che si spegneranno lentamente, che pian piano andranno a perdersi nella nebbia, ed è per questo che dovremmo ricordarli spesso, per non farli ingrigire, perchè come tutte le cose a questo mondo, anche i dettagli sono legati a qualcuno ed è sempre un peccato lasciar andare qualcuno senza lottare, senza un fottuto ultimo disperato tentativo di trattenersi.

Si, questi sono i dettagli, piccoli pezzi sparsi di un mosaico che ogni giorno perde un paio di tessere.

Ecco, tutta questa paraventata era per giustificare la mia assenza, per lavarmi la coscienza se mi limito a dispensare qualche “mi piace” e nulla più, era per dire che ci sono, non lo sto dicendo a voi, era per ricordarlo a me stesso. Io ci sono. Sto soltanto facendo scorta di dettagli.

Una persona fondamentalmente sicura non si angustierà se dettagli o questioni minori si riveleranno contro le aspettative. Ma, alla fine, i particolari sono importanti, il modo giusto e quello sbagliato di agire si trovano nelle piccole cose“. Yamamoto Tsunetomo.

Cerca di battere il tempo giusto.

Questo è un post scritto in ritardo, perchè sono così, non mi adeguo a vivere in quattro quarti, spesso mi muovo in sei ottavi e non è sempre facile, non è sempre piacevole. Si perchè se non vai a tempo disturbi, se anticipi ti prendono per il culo, se suoni l’accordo alla battuta successiva storcono il naso, non sei credibile.

Ma come sempre me ne frego e allora eccomi, sull’onda di un’emozione che chissà da dove è uscita, a spendere un pensiero per un artista che ho vissuto, ma, a suo tempo non ho apprezzato, perchè anche lui viveva in sei ottave e allora era un delirio, uno troppo avanti (lui) e l’altro troppo indietro (io).

Uno di quegli artisti che quando lo senti cantare scuoti la testa, non vedi l’ora che scenda da quel maledetto palco, che sparisca dietro le quinte, lui e il suo ridicolo cilindro, i suoi abiti da buffone di corte. E si, ti infastidisce, non lo ammetterai mai, ma non sopporti le sue insulse filastrocche, già, quelle rime irritanti che ti inchiodano ad una realtà che non vorresti, si ti infastidisce perchè non si schiera, ma non rinuncia a denunciare lo schifo che ti circonda.

E allora prendo spunto da una poesia che lo celebra e in questo assurdo post nel cuore della notte mi lascio trasportare, che forse alle tre di notte posso permettermi di scrivere qualche stronzata in più. E se non posso…pazienza.
E allora trattengo un attimo il fiato per dirti che Agapito Malteni parte ancora da Torre a Mare con il locomotore sotto mano, e ci sale l’emigrante e passa da Taranto e Ancona, adesso c’è un nuovo capofortuna, ma non è cambiato granchè, stanno ancora fabbricando case e non smetteranno mai di farsi affascinare dai viaggi a Khatmandu.

No, lo vedi, non è cambiato un cazzo, e tu lo sapevi già, forse è per questo che te ne sei andato prima, si, forse questo è un mondo che vive solo in quattro quarti, perchè è più facile tenere il tempo, perchè non serve essere dei geni per stare “al passo”, perchè chi te lo fa fare di andare contro tempo, perchè se batti un tempo diverso se ne accorgono subito e difficilmente la passi liscia. E magari ti lasci trascinare dagli eventi.

Ma sai che ti dico? Forse loro non lo sanno, ma tu non sei passato, lasciali illudere e continua a sbeffeggiarli, che il tuo ghigno fastidioso è ancora qui, che alla fine avevi ragione tu, che quelli come me l’hanno capito in ritardo, ma quelli come loro non lo capiranno mai

Questa era parte della mia emozione, adesso è meglio mettersi a dormire, che domani devo fingere ancora di vivere in quattro quarti, ed è veramente una bella fatica. Perchè io mica ce l’ho il tuo coraggio.

Oh, dovunque tu sia, ciao Rino.

“C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta.”(Prima di suonare Nuntereggae più durante un concerto del 1979)

P.s. Questo post avrei dovuto scriverlo il 2 Giugno, perchè 33 anni fa quella era la data, sono un pò fuori tempo. Pazienza.

Tutti gli incroci di via Marconi. (28/05/1974)

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Eccoti qua, quarant’anni domani e non hai nessuna voglia di fare bilanci e questo non è buon segno, no, assolutamente non è buon segno. Già, perchè i bilanci ti costringono a guardarti dentro, certo, puoi bluffare, ma avrebbe senso?

Eh no, caro il mio Francesco, sarebbe ora di darglielo veramente un senso e non solo a questo post. Ed è inutile che fai quella faccia, son quaranta, e pazienza se te ne senti venticinque, con tutto ciò che questo comporta, tipo, se cerchi di fare il giovane, essere alla moda, ti definiscono un hipster e non si è ancora capito se sia un complimento, ma così, a senso, non suona bene.

E allora, ogni tanto ripensi a quella casa in Via Marconi, dove tutto sembrava semplice e meraviglioso, che a sei anni forse lo era veramente, avevi tutte le scelte da fare, tutte le strade davanti, centinaia di incroci e possibilità, che via via si sono ridotte, ogni decisione comportava una rinuncia, una strada in meno, ma anche una speranza in più.
Ed è giusto così, la vita è fatta di scelte e di rinunce, di anni persi e momenti guadagnati, di persone che si perdono e nuove vite che si incontrano.
È l’idea di noi che saremo in grado di lasciare a renderci immortali, è ciò che di buono riusciremo a trasmettere ai nostri figli che ci farà capire che comunque vada ne sarà valsa la pena.

Capirai che con il passare del tempo le tue priorità cambieranno e a quarant’anni non hai molte scuse, devi sapere dove vuoi andare, non ci son cazzi, le persone si aspettano determinate cose da te e devi essere in grado di darle, o almeno devi dimostrare che ci stai provando. Seriamente. È il momento dei gesti concreti, non c’è molto spazio per le utopie fantasiose.
Questo è quello che vorrebbero da te. Ma non sanno che i tuoi sogni sono ancora là, che anche se proverai a soffocarli loro non ti abbandoneranno, che ci saranno sempre dei piccoli momenti in cui usciranno con un impeto sorprendente e ti costringeranno a non rassegnarti. A non abbandonarli.A non dimenticarti di loro.
Già, perchè ti renderai conto che esternamente le persone possono cambiare, ma la loro vera natura sarà lì a ricordare chi sono veramente.

E allora arrivare a quarant’anni non vuol dire un cazzo, le tue paure non svaniranno, le tue emozioni non ti lasceranno andare e quel nodo allo stomaco non scomparirà. E devi sperare che sia sempre così. Perchè sarebbe un peccato se accadesse davvero.
Si ok, non è stato tutto semplice, un pò di veleno lo hai ingoiato e un pò lo hai fatto ingoiare, hai imparato a non aspettarti granchè dai favori fatti, che spesso è più comodo far finta di adattarsi, che ci sono strade più comode per farsi dare un osso, ma che in fin dei conti le strade troppo facili portano sempre guai e l’osso potrebbe andarti di traverso, hai imparato che chi ulula più forte spesso è quello che ha meno ragione, che le tue convinzioni non hanno bisogno di conferme, che nessuno puo’ dirti cosa è giusto o sbagliato, che ci sono scelte facili e altre difficili e poi ci sono quelle che non troverai mai la voglia di fare. Hai imparato che le bambine che conoscevi sono già tutte spose e allora non è il caso di stare a perdere troppo tempo

Hai imparato che sei arrivato qui un po’ randagio e un po’ coccolato, con sentimenti asciutti e con temporali di emozioni, un po’ vigliacco e un po’ eroe, rinnegato, accolto, sfruttato, esaltato, giudicato e amato. Ma tutto sommato vivo.

Quindi France, rilassati, goditi il momento e anche se le cose non cambieranno mai non sarà poi così male. Alcune resteranno qui per sempre, proprio come quella casa in via Marconi. Perciò fa buon viaggio. E per questa notte, comunque, ancora, dovrai tirare avanti così.

“Quando si hanno vent’anni, si pensa di aver risolto l’enigma del mondo; a trent’anni, si comincia a rifletterci sopra, e a quaranta, si scopre che esso è insolubile.” August Strindberg, La saga dei Folkungar

Dai cazzo !

cambiamento

In questi giorni sono nervoso. Ho preso una decisione che stravolgerà la mia vita lavorativa, Sarà giusta o sbagliata? Lo scopriremo solo vivendo.

Vi dico questo perchè sono un uomo e noi uomini siamo nervosi a modo nostro.

Abbiamo bisogno di  chiudersi in noi stessi, immaginarci scenari apocalittici e vagliare tutte le alternative possibili, di solito, tutte negative. I cambiamenti ci spaventano, anche se quello che abbiamo non ci fa stare bene, non ci rende indipendenti ed economicamente non ci fa vivere sicuri, la sola idea di rischiare e tentare un “svolta” ci spaventa a morte. Dobbiamo vivere momenti sottovuoto, lontano da consigli e critiche, restare noi e la nostra inquietudine e, diciamolo pure, ci piace anche un po’ sguazzare nei nostri labirinti mentali. E poi, un uomo tormentato è affascinante da morire, confessatelo.

Si, l’idea del cambiamento ci isola, ma ci rende anche più fragili, siamo un fascio di nervi, ma ogni tanto usciamo dal nostro buen retiro e veniamo a cercarvi, per essere spronati, ricuorati, perchè se noi ci tormentiamo nell’incertezza voi avete il compito di dirci che andrà tutto bene, anche se non ne siete completamente convinte, anche se forse siete più preoccupate di noi e per noi, ce lo direte, lo fate sempre, proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno, arrivate voi.

Ci aiutate a scegliere i vestiti giusti, che noi non siamo molto abituati a fare il giro dei negozi ed abbinare i calzini con la cravatta, Fate le facce buffe quando usciamo dal camerino e noi, come novelli “Pretty Men” sbuffiamo e non vediamo l’ora di indossare nuovamente i nostri jeans scoloriti. Ma sono momenti indimenticabili, perchè accantoniamo la nostra angoscia e voi diventate le nostre complici.

A differenza vostra, non ci confidiamo con i nostri simili e se lo facciamo usiamo comunque un filtro, non riusciamo ad essere imparziali e ad aprirci totalmente. E poi, di solito, i nostri simili hanno i loro bei problemi a cui pensare e con i quali tormentarsi e sono già a posto così. Probabilmente non siamo abituati a gestire questa condizione, non ci capita spesso di essere nervosi, o almeno, non a livelli eccessivi e anche se non lo ammetteremo mai, è veramente difficile starci vicino in quei momenti. Soprattutto se non siamo pronti a parlarvene, perciò lasciateci borbottare da soli, sospirare, rispondere con monosillabi alle vostre domande, non fateci troppo caso, saremo noi che verremo a cercarvi. E sappiamo benissimo che ci sarete, che troverete le parole giuste, che a noi basterebbe anche un “dai cazzo !”, ma voi andrete oltre, ce lo direte a modo vostro.

Perchè appena vi guardiamo sappiamo di aver trovato il nostro buen retiro.

Non so se la mia sarà la scelta giusta, se vincerò la mia sfida, sono nervoso, irascibile, distratto, sto creando scenari apocalittici, ma niente paura, è tutto sotto controllo. Sono un uomo.

“Una delle più grandi scoperte della mia generazione è che un essere umano puo’ cambiare la propria vita semplicemente cambiando il modo di pensare”. (William James).