Sono cresciuto in una famiglia matriarcale, con mamma, nonna e zia. Figlio unico e nipote unico, mio padre si manifestava all’ora di cena e non seguiva le dinamiche famigliari. Lui lavorava.
Tutta questa frequentazione femminile mi ha portato a carpire i segreti più nascosti della tradizione culinaria. In pratica quando entravo in cucina nei giorni di festa era come entrare in massoneria.
La ricetta che più ha segnato la mia infanzia è quella della besciamella. Non tanto per gli ingredienti ma per la preparazione del prodigioso impasto. Era un rito esoterico, chi riusciva a farlo entrava di diritto nell’albo degli alchimisti del ventunesimo secolo.
Mia nonna era la gran visir, la mamma e la zia le sue fedeli adepte. Il rituale era pressappoco questo.
Prendi un pentolone, lo fai scaldare a fuoco lento, ci butti dentro una adeguata quantità di latte. farina, sale e noce moscata. Il burro no che faceva grasso e basta e comunque per dolce c’era il mascarpone, quindi andava bene così.
Una volta preparata la pozione arrivava la fase più delicata, mescolare gli ingredienti. C’erano regole ben precise, se sbagliavi qualcosa la besciamella “impazziva” e la nonna si incazzava come una cavalletta. (impazziva, dal greco “or’a son’o ca’zzi” = faceva i grumi).
In questa situazione di terrorismo psicologico era fondamentale scegliere la persona giusta addetta al mescolamento.
Innanzi tutto doveva essere una donna, fin qui niente di particolare.
Non doveva avere il ciclo. O meglio, non doveva averlo lei, ma neanche le sue parenti fino al terzo grado. Qui iniziava un giro di telefonate alle cugine, alle zie lontane, alle sorelle delle cugine perché non si sa mai. Roba del tipo «Pronto, scusa se ti disturbo, quando ti sono venute l’ultima volta? Ah, ok, ma sei regolare? Mi leggi i valori delle ultime analisi?». Ci sono massaie che hanno preso una laurea in ginecologia prima di poter fare la besciamella. Ma non era finita qui, se qualcuna delle assistenti aveva il ciclo non poteva per nessun motivo avvicinarsi e tantomeno toccare la persona addetta al mescolamento, pena sfilata per le vie del centro con la lettera scarlatta C di “ciclo”.
Seconda regola fondamentale: l’impasto andava girato solo e soltanto con la mano destra. La sinistra era quella del diavolo, i mancini erano figli del demonio e infatti facevano delle besciamelle di merda. Se vi sposate con una donna mancina fatele cucinare il cinghiale, l’abbacchio, il pesce siluro, il gatto Silvestro, qualunque cosa ma mai le lasagne. E soprattutto se notate che inizia a parlare azteco rivolgetevi a un esorcista. Questa cosa di mescolare solo con il braccio destro ha portato le massaie ad avere un bicipite tipo Silvester Stallone in “Over the top”.
Terza regola: girare il mestolo in senso orario. Se lo giri nell’altro senso dai uno schiaffo alla Madonna. A questo punto io me ne uscivo sempre con la stessa affermazione «Nonna, dipende da dove si è seduta la Madonna, se sta a sinistra il ceffone lo becca ugualmente, no?» La nonna mi guardava come se mi fossi pulito le scarpe sulla tovaglia di lino, si faceva il segno della croce alzando lo sguardo verso il soffitto e parlando sottovoce direttamente con l’Interessata, poi si rivolgeva a me dicendo «Se continui così vedrai cosa ti succede». Io la sera andavo a dormire con il terrore che mi venisse il ciclo.
Quarta regola: la “mescolatrice” non doveva togliere lo sguardo dalla pozione. Poteva sbattere le palpebre, ma non più di una volta al minuto. Non di rado venivano chiamati i cronometristi della federazione internazionale di atletica per prendere i tempi. Come scattava il sessantesimo secondo nella stanza rimbombava un «Sbatti!». L’addetta alla mescolanza doveva essere indifferente a qualsiasi distrazione, al telefono che squillava, alle richieste di soccorso e alle corna di Ridge durante la centoventisettemilionesima puntata di Beautiful. Di solito la mescolatrice veniva isolata tramite l’inserimento della testa dentro un casco da parrucchiera impostato sulla modalità di rumore “Reattore nella valle dell’eco”.
Quinta ma più importante regola. La regola regina: se sei arrabbiata la besciamella “impazzisce”. Vale anche se inizi calma e ti incazzi mentre mescoli. Quindi l’ordine era di parlare sottovoce, niente movimenti bruschi e se non potevi fare a meno di parlare alla mescolatrice dovevi prima fare un’ora di meditazione zen e poi rivolgerti a lei con «Cara perdona la mia invadenza… » Era consigliabile farlo con un sorriso devoto, a mani giunte e possibilmente essere in odore di santità.
Se tutto andava bene la mescolatrice veniva portata in trionfo per tutto il quartiere, con caroselli e cori da stadio tipo “Siam venuti fin qui, siam venuti fin qui, per mangiare lasagne così”.
Adesso le cose sono cambiate, le famiglie sono meno numerose, c’è il padre che lavora, la madre che lavora e i figli che non si riesce a capire se siano destri o mancini perché usano lo smartphone con entrambe le mani. Ma non dobbiamo disperare, oggi esiste la “mescolatrice” perfetta. Non ha il ciclo, mai, non è mancina, gira l’impasto in senso orario, non si distrae per nessun motivo al mondo e non si incazza neanche se lasci la tavoletta del water alzata. Costa più di mille euro e si chiama Bymby.
Fa un impasto strepitoso, niente da dire, ma io continuo a sognare le donne della mia famiglia e la loro besciamella della Madonna.
Bella ricostruzione 😜
Io comunque lavoro, piuttosto che comprare il Bimby assumo una cuoca, ma la besciamella la faccio in 5 minuti (però ci metto il burro) …
Ok, se come dolce non hai il tiramisù il burro lo puoi mettere. Male che vada la besciamella “impazzisce”. 😜
Grazie per aver colto l’ironia del post e non avermi infamato per aver parlato del Bymby. Mi stanno arrivando messaggi minatori da alcune discepole “follettiane”. Ah, comunque… il signor Folletto è mancino. Per dire. 😂
La mia battaglia contro il bimby è una causa persa… ormai ho capito che quelli che sono entrati nel tunnel non li recuperi più… io li lascio andare! Tutto sto entusiasmo per un robot da cucina, o un aspirapolvere, sono legati a qualche messaggio subliminale che io, nella mia povertà ricettiva in tema di marketing, non colgo…
In bocca al lupo per la tua autodifesa 😝
Il Bimby non l’ho e la besciamella la faccio sempre a mano, senza burro, ma senza alcun rito religioso…eppure viene sempre bene lo stesso 😉
Non ci credo, mandami un vassoio di lasagne e lascia giudicare a me.
ahahah se ti mando la foto?
Non ci provare nemmeno.
eeeee allora mi sa che ognuno rimane con la sua idea 😉
Il bymby sì che è uno schiaffo alla Madonna! XD Almeno credo: come Strega non sono sicuramente un’esperta.
Che belle le tradizioni di famiglia, con le loro astrusissime (e un po’ ridicole) regole! I parenti rambici (o meglio le parenti rambiche) fanno una cosa simile con il procedimento per individuare il malocchio in una persona (Malocchio= malessere generalizzato, cattivo umore, mal di testa, stanchezza e irritabilità. Con e senza ciclo), che si poteva insegnare e apprendere solo durante la Vigilia di Natale, solo a mezzanotte. 😀
Il concetto di malocchio lo conosco bene. Piatto bianco riempito con un bicchiere d’acqua, tre volte il segno della croce sui bordi, dito indice in un’ampolla d’olio, cinque gocce di olio dal dito dentro il piatto, pronunciando contestualmente a bassa voce una formula magica segretissima. Se le gocce si espandono hai il malocchio. Si ripete l’operazione per un massimo di 3 volte. Se le gocce rimangono regolari il malocchio è sparito, se si continuano a espandere significa che l’olio fa cagare e puoi tornare a giocare sereno. Tu e il tuo malocchio.
Io la maionese: la monto col cucchiaio. Metto l’olio in un bicchiere, ci intingo la punta di un cucchiaino, poi posto il cucchiaino sopra la tazza della maionese e lascio cadere una goccia alla volta. Per ogni uovo sono venti minuti, ma ti garantisco che la differenza la senti. Confermo la mano destra. Confermo la rotazione in senso orario e con moto uniforme. Confermo una decisa preferenza per un ambiente silenzioso e sereno. Non confermo il ciclo. Confermo quasi la necessità della mano femminile: mio padre faceva delle maionesi magnifiche ma una volta gli è impazzita, mentre a me mai.
PS per la signora Strega: anche a san Giuseppe: me l’ha detto lui.
Ahahah, mi fate morire, comunque la maionese mi piace tantissimo e San Giuseppe è il patrono del mio paese. Per dire 😜
Meglio non innervosirlo, quindi.
Beh però quasi quasi mi dispiace non aver mai fatto impazzire la besciamella… 😁
Ora sai come fare. 😂
Ti farò sapere 😆
Spettacolare. Mi hai risvegliato dei ricordi molto vividi…. confermo tutto. E aggiungo che bisognava usare rigorosamente. .. il cucchiaio di legno ( da leggere con tono fantozziano…) 😀😀😀
Sì certo, l’ho dato per scontato, il mestolo rigorosamente di legno!
Ah beh…
Mi sono divertita moltissimo a leggere questa alchemica ricetta della besciamella, resa così viva e nitida dalla penna esperta dell’autore. Sono bravissima (modestia a parte) a fare la besciamella, che, a casa mia, non era legata a riti e tradizioni, ma era comunque considerata di esecuzione assai impegnativa, così da richiedere una cuoca d’esperienza. La mai ricetta è diversa da questa versione antica, perché prevede l’impiego generoso del burro. Anche io mescolo con serietà e costanza, perché la besciamella tende ad attaccarsi ai bordi della pentola e aumento il ritmo nel pericoloso momento in cui comincia a addensarsi e comincia a fare dei grumi assai minacciosi. Tutto sembra perduto, ma poi… mescola, mescola… lei ridiventa un bianco velluto! Odio tutti i Bimby e derivati, che servono solo a spillare quattrini alle cuoche ingenue. P.S. : sono una vestale del cucchiaio di legno!
Hai la mia stima 😂. Comunque non volevo essere critico sul Bymby, mi sto battendo per non farlo entrare in casa mia, ma senza rancore 😜
D’accordo, senza rancore 🙂 !
Ma xe niente donne col ciclo????? Cmq 1) al posto del bimbyci sn altri marchi meno costosi 2) dopo anni di folletto mia madre si è convertita al dyson 3) lavorando, anch io comprerei un robot da cucina se dovessi andare a vivere da sola 4) è facile che quando andrò a vivere da sola, nn avrò un lavoro x cui niente robot 😥. Questacosa mi avvilisce
Questa cosa del ciclo è un concetto ancestrale, tipo che la donna in quei giorni è alterata e può trasmettere il suo disagio all’impasto attraverso il manico del mestolo.
Per gli altri punti, non mi intendo di Robot da cucina e vivo bene così.