Il fastidio e la speranza.

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Non amo molto le categorie, anzi non le amo per niente, ma a pensarci bene di una ne faccio parte. Quella dei rimasti.

Siamo strani, leggermente indecifrabili, altamente incompatibili con la realtà e per cercare di sopravvivere, quelli come noi, sono rimasti. Ad un certo punto ci siamo fermati, senza accorgercene siamo rimasti un passo indietro, magari è stata solo una frazione di secondo, magari è stata colpa di un sorriso avuto gratis, abbiamo iniziato a rallentare e alla fine siamo rimasti fermi. Mentre tutto il resto andava avanti senza di noi. Noi guardiamo in disparte quelli che cavalcano l’onda, con una frenesia che non ci appartiene.

Siamo quelli che vivono nei ricordi, li spolveriamo, li guardiamo rapiti, come se fossero le nostre opere d’arte, non li tocchiamo, ma li veneriamo come dèi pagani.
Sono quel tipo di ricordi che quando ci pensi senti di nuovo l’odore della pineta dopo un temporale, e sorridi, inspiri ancora e senti sui polpastrelli la pelle nuda della tua prima volta, ma non ti basta, dai, un altro respiro, ed ecco sul palato quella lingua che sapeva di Winston e caffè, dai, dai, ancora uno, l’ultimo, lo giuro, ancora uno e poi basta, respira, e arrivano le luci di una periferia che ti ha rubato trent’anni di vita, oltre al portafogli.

Lo so, adesso vorresti respirare ancora, ne hai bisogno come un tossico della sua dose, ma non è così che funziona, no, adesso è tempo di smettere di inalare aria e di aprire gli occhi. E non ti illudere, questa non è la parte più difficile, no, il difficile è rendersi conto che non c’è più nessuna pineta, nessun bacio, nessuna periferia. Ci sei solo tu, che ti sei fermato a ricordare, che sei rimasto indietro, che sei rimasto lì.
Come ti senti adesso? Ti senti imbrogliato, incazzato, fottuto, arrabbiato. Ed è adesso che devi decidere come fare la prossima mossa e non farti illusioni, non avrai possibilità di rimediare, sbaglia adesso e la partita è chiusa. Puoi trascinarti fino al giorno dopo sperando di avere un ricordo in più, così, succube, alla ricerca della tua dose di coca, o almeno di un po’ di metadone, lasciandoti vivere senza una cazzo di battaglia in cui farti valere. Oppure proiettarti verso il futuro, anche quando il pronostico di un sorriso sembra quasi impossibile.

Perchè è dura restare indietro, ma è ancora più dura muovere un passo. E noi che siamo rimasti lo sappiamo bene, conosciamo perfettamente quella sensazione di speranza e fastidio che ci assale quando qualcuno viene a prenderci a calci nel culo per farci muovere, si, speranza e fastidio, è sempre così, il fastidio di chi ci vuol far capire la differenza fra vivere e lasciarsi vivere. E la speranza che qualcuno noti la nostra assenza, che torni indietro e ci costringa a dimenticare qualcosa, che ogni tanto per muovere un passo è necessario dimenticare qualcosa. Anche se non ne abbiamo voglia.

Tutti quelli della mia categoria sono rimasti. Di solito è proprio un attimo preciso.
Il mio no, io mi sono fermato un giorno qualunque, di un anno qualunque, in un parco qualunque, alle 14:37, quando qualcuno mi disse “voglio solo che tu sia felice”.

È vero, c’è il fastidio, ma voi che siete avanti non ci fate caso, venite a prenderci, noi siamo lì, sempre lì, aggrappati alla sicurezza effimera dei nostri ricordi. Siamo ancora lì, sempre lì. Noi siamo quelli che sono rimasti.

“I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa.
Banana Yoshimoto

Per tutti quelli che ci aiutano a raggiungere il centro del labirinto.

59 pensieri su “Il fastidio e la speranza.

  1. Accade di restare. E’ un attimo, nemmeno alle volte te ne accorgi e tutti se ne sono già andati avanti, più veloci di te. Pare che abbiano tutti qualcosa da dire, da fare ed è allora che decidi che è meglio restare.
    E’ una scelta e lo sai, lo devi sapere, se no è una sconfitta e tu non vuoi essere sconfitto no? O forse sì, forse restare è un po’ accettare la nostra sconfitta.
    Io sono restata alcune volte. Perché era meglio restare che proseguire, perché, come dici tu, nei ricordi mi crogiolavo. Poi è successo che sono andata avanti. E sono stata bene e non mi faceva più paura andare avanti.
    E così, ora, decido quando restare e quando andare.
    E non è mai una sconfitta ma una scelta di serenità.
    Ciao
    ah, dimenticavo: lo sai vero cosa c’è al centro di ogni labirinto? L’ingresso per un nuovo labirinto.
    Chiara

    • Restare consapevolmente potrebbe essere un giusto compromesso, il rischio di assuefarsi però è altissimo, come il desiderio di essere compatiti, assecondati o quantomeno non essere disturbati. Si il rischio è decisamente alto. Troppo.

      I labirinti mi hanno affascinato da sempre, anche se ho il terrore di incontrare il minotauro dietro ad ogni angolo.

  2. I ricordi sono un rifugio sicuro, spesso, non comodo ma sicuro.
    Come tutte le cose sicure dopo un po’ smettono da sole di esserlo, e ci costringono a proseguire. 😉

    PS: La foto mi ricorda incredibilmente una mia…stessa abbazia??

  3. Alla fine della lettura, tutta d’un fiato come tutte le tue, mi vien da dirti solo che….mi piacerebbe prenderti per mano e portarti “fuori”…che poi è, forse, il centro del labirinto. So, sono certa, che tu interpreterai nel modo giusto questo mio dire, perché la tenerezza si riconosce quando la si conosce.  Io ho molti ricordi, (detesto i rimpianti) ma faccio in modo di non cibarmene troppo, cercando di avere sempre uno sguardo al presente e, almeno, al futuro più prossimo.
    Non ricordo dove o di chi, ma una volta leggevo che non esiste addio più “assoluto” di quello giustificato dalle parole – voglio solo che tu sia felice -.

    • I rimpianti non li sopporto neanche io, anche se ne ho alcuni, come tutti. I ricordi non vanno certo esorcizzati, basta solo imparare a gestirli, che detto così sembra una cosa da niente, in realtà non è semplicissimo.

  4. “È vero, c’è il fastidio, ma voi che siete avanti non ci fate caso, venite a prenderci, noi siamo lì, sempre lì, aggrappati alla sicurezza effimera dei nostri ricordi”
    Io sono lì, che aspetto.

  5. Sono rimasta ferma quella maledetta notte in cui una telefonata mi ha svegliata alle tre del mattino, la voce rotta dal pianto mi diceva “non ci sono più, non li vedremo mai più”. E sono rimasta ferma quando il dottore ha detto “è fuori pericolo, il peggio è passato”. Sono rimasta ferma quando la mia nonna prima di volare in cielo mi ha detto “non piangere cuore mio, io sarò sempre lì al tuo fianco”. E sono rimasta ferma a 25 anni fa quando i miei genitori mi hanno detto “sta per arrivare un fratellino, sei contenta?”. Sono rimasta ferma quando io e la mia famiglia abbiamo cambiato città, lasciandomi tutte le certezze alle spalle e mettendo tutti i “ti voglio bene” nella valigia. E sono rimasta ferma quando lui mi ha detto “ti amo” per la prima volta. E sono rimasta ferma un sacco di altre volte che nemmeno me le ricordo, ma fa tutto parte del folle gioco della vita: nel bene e nel male, a volte, si rimane fermi. Ma poi si riparte col proprio bagaglio, sempre sull’attenti. Perchè lo impari strada facendo che, quando meno te lo aspetti, rimarrai ferma ancora una volta. Un abbraccio Pinocchio! Baci 🙂

  6. Sai, io vorrei commentare, ma non ci riesco bene, perchè sto piangendo. Sì, colpita e affondata, anche se l’ha già scritto Laura. Affondata, davvero. Rimasta, bloccata, coi piedi nel cemento armato non solo dei ricordi, ma delle paure e degli sbagli. Ferma a guardare la vita (degli altri) che mi passa davanti. Ca**o se fa male ‘sto post … di sicuro ne fa a tutti quelli rimasti indietro.
    Su una cosa però non sono d’accordo. La partita non è mai chiusa, fino a che non scende l’ultimo pesante sipario, quello con su ricamata l’omega. E poi si sa, i pronostici sbagliano spesso.
    Sai che c’è? Io non voglio più lasciarmi vivere …voglio (imparare ad) essere fottutamente felice!!
    Un abbraccio strettissimo!

    • È vero, la partita non è mai chiusa, spesso siamo noi a vederla così, spesso ci piace vederla così, spesso ci speriamo anche un po’. Eh si, me ne frego di essere sereno, voglio essere spudoratamente felice. Dire che stiamo iniziando a muovere qualche passo, “da qualche parte bisogna pur cominciare” disse una volta una persona a cui tango tantissimo. Un abbraccio, che toglie un po’ il fiato.

  7. Io sono uno dei rimasti… il datario scorre dal 2011 al 2012..incessantemente!! Pero ho qualcuno che mi viene a prendere e mi porta per mano, pensare che doveva essere il contrario: ho 30 anni piu di lei. Complimenti per il post

    • Vedi, ti capisco perfettamente e penso che spesso chi ha 30 anni meno di noi riesce a trasmetterci un entusiasmo che abbiamo dimenticato di avere. Anche la mia lei è trent’anni più giovane e non immagini le volte che inconsapevolmente è venuta a prendermi.

  8. C’è stato un tempo in cui anch’io mi sono crogiolata a lungo nei ricordi. Ma un giorno mi sono detta: mentre sono lì, con la testa nel passato, come faccio a crearmi nuovi, meravigliosi ricordi per il futuro? Voglio arrivare a cent’anni (ottimista) pensando a quelle quattro cose belle che ho fatto in gioventù, e basta? Per questo ci torno con parsimonia, nei momenti di silenzio e solitudine, e me li godo uno per uno. Ma guai a chi mi disturba mentre sono con la testa altrove 🙂

  9. E se non ci sono i ricordi??? Che succede se non ci sono nemmeno i ricordi a cui aggrapparsi?
    Alla psicologa, l’ultima volta prima delle ferie ho tranquillamente detto che io non ricordo quasi niente del mio passato…nè remoto, nè recente…tutto si sfoca molto molto presto…quasi che fosse più doloroso tenere con se i ricordi di momenti felici, quando non ne posso avere in ogni attimo presente di felicità, che lasciar andare tutto…via, passato, andato…
    Per me è una condizione naturale, è sempre stato così…Ma lei mentre mi salutava sulla porta mi ha guardato con fare interrogativo e ha detto: “Eh…questo può essere un problema…”
    Chi mi viene a riprendere adesso? Io son ferma da tempo…ma cos’è che mi ha fermata?
    Un abbraccio…leggerti è meraviglioso!

    • Non lo so, non lo so davvero, probabilmente non verrà nessuno a prenderci, il lavoro sporco tocca a noi e toccherebbe a noi anche se avessimo qualcuno che ci tende la mano. Perciò facciamocene una ragione e iniziamo a muoverci.

      Grazie per i complimenti, davvero, mi fanno un gran bene.

  10. I ricordi ci rafforzano e ci creano lo spazio dove essere felici e soprattutto sicuri nel valore di qualcosa che abbiamo già vissuto. Si resta fermi ma non è più un discorso generazionale, purtroppo. Forse la generazione precedente alla mia (che è precedente della tua) la possibilità che qualcuno ci fosse per andare a riprenderla era molto alta. Forse perchè chi, prima di loro (con tutte le tragedie e i cambiamenti e la sconfitte) poteva contare su ideali e punti di riferimento certi che ora (oggi) non abbiamo più. Ci siamo mutati in una società “liquida” a volerla dire come il filosofo, e talmente liquida che non riusciamo più a vedere il bordo della spiaggia. Ma se una cosa ti può consolare è che non siete soli e che nessuno vi viene a prendere, non perché vi ha dimenticato, ma perchè è rimasto a sua volta al palo, senza nessuno che possa trascinarlo fuori.
    Non ci resta allora che spingere al massimo le nostre gambe -e con la forza inequivocabile e rincuorante dei ricordi- procedere con o senza aiuto verso degli obiettivi prefissati, per quanto difficili essi siano!
    quindi ora muovi quelle gambe e corri! che se fai presto mi becchi più avanti!

  11. Siamo i ricordi che viviamo. .. la ns storia ci appartiene e a momenti ce ne crogioliamo e a momenti ci compatiamo e … poi ci rialziamo perché siamo più forti. Guardando avanti e oltre. .

    • I ricordi sono la nostra storia, possiamo entrarci dentro e riviverli ogni volta che ne abbiamo bisogno. L’importante è ricordarsi di uscirne, che a diventarne succubi è un attimo.
      Grazie di essere passata di qua.

  12. siamo rimasti in pochi ad essere “rimasti”, ma da me sappi che non ci sarà il pronostico di un sorriso…ma la certezza di esso 🙂

    se ci saranno altri momenti di malinconia e vorrai parlarne guardati accanto, tanto io son rimasta indietro con te.

  13. Ecco, letto il tuo post, posso affermare di essere una rimasta, questo è certo! Non so se mi piace o no, forse più no che si. Vivere di ricordi non è il massimo del piacere, perché di ricordi ce ne sono di belli e di brutti. Se pensi a quelli brutti sei felice che il tempo sia passato, ma se pensi ai belli …. beh allora è tutta un’altra cosa purtroppo. Vivere di ricordi vuol dire che si sta invecchiando e questo non rende felice nessuno, ma cosa ci si può fare? Almeno io non so come cambiare, anche se lo vorrei. Vorrei guardare avanti invece che indietro e vivere appieno quel che resta ancora della mia vita, senza dimenticare ciò che è stato, questo è impossibile, ma guardando più al presente e al futuro che al passato.
    Bella la canzone che hai scelto.
    Un abbraccio
    Marta

  14. Noi dalla vita “spezzata”, quelli del “prima e dopo” quel preciso istante… noi che tutte le volte, poi, ci spezziamo di nuovo in due, e poi ancora in due, e poi un’altra volta… prima e dopo quel momento, ed è proprio in quel momento che siamo rimasti fermi, fermi ad aspettare, fermi a credere che fosse un sogno, o un incubo, fermi a credere che fossimo noi, o il mondo…

    Mi ha commosso, lo ammetto.

    Ti abbraccio 🙂

  15. Bella Pinò, mi manda Erre, ho letto che eri al parco, checc’hai del fumo?

    Scherzo. Bel post. Confesso che recentemente ho iniziato a diffidare un po’ di quelli che mi dicono di esser dei “rimasti”, che io poi di solito rimango davvero lì a spinger smadonnando la macchina guasta, e quelli mi passano a fianco su una macchinetta bella nuova e cafona, guardan la luna in ciel, sospirano sospiri, poi mi vedono e dicono: eeeeeeh, inteso, dura la vita…

    comunque, pirlate mie… bella Pinò, t’avevo seguito ma ora lo rifaccio che non mi spuntavano i tuoi nuovi testi nel reader. Bel post, secondo me, lo stile, il contenuto.

    • Cio, benvenuto, Erre mi manda sempre persone interessanti e con una testa pensate, per farti sentire in colpa dico che ti stavo già seguendo, anche se non ho mai interagito, perché sono un bischero, perciò direi che alla fine siamo pari.
      Si, li ho presente quelli che ti guardano mentre tiri giù tutti i santi del paradiso, ogni tanto qualcuno ti scatta pure una foto e la pubblica su fb scrivendo “eh…brutta roba” e dopo 30 secondi ha già 42 “simpaticoni” che hanno messo il “mi piace”. Personalmente non sono un “rimasto” completo, cioè ho sparpagliato pezzetti di me lungo il percorso e ogni tanto torno indietro a raccoglierli.
      Grazie per i complimenti, che dato il tuo modo di scrivere, valgono doppio.

  16. non saprei pino, cioè, non saprei se si possa davvero andare o restare, del tutto dico. lasciare in un punto preciso, di uno spazio preciso e di un tempo, una mòi intera, o se invece, ecco, ci teniamo assieme con pezzetti cuciti addosso, alcuni dei quali li abbiamo sostituiti chè i precedenti, ecco, scivolano via, e si declinano al tempo passato.

    non saprei pino. forse andiamo avanti, rimanendo quello che siamo.
    (dentro al presente mettici pure quelli che siamo stati, e quelli che saremo).

  17. Non di soli ricordi. Non basta. Bisogna anche sapersene discostare per costruirne altri e altri ancora-
    Dunque un po come un gambero un passo indietro e uno avanti.

    sherabuontuttoancheseTUnntiricordime

  18. Hai smosso qualcosa dentro di me con questo post. Che sembra una frase adolescenziale, ma in una pianta grassa non è facile smuovere qualcosa.
    Insomma giorni fa pensavo tutte queste cose della categoria dei rimasti senza darle un nome e non sono riuscita ad esprimerla, e poi le persone, le stesse di qui credo, hanno frainteso e capito un grammo dell’enormità che pensavo. Che era questa, ed era difficile metterla in parole.
    Grazie (d)al cactus

    • Devo venire a sbirciare nel tuo blog, adesso son curioso.
      Mi fa piacere che ti sia piaciuto, e soprattutto che ti abbia smosso qualcosa. Non ti nascondo che quando riesco a far smuovere anche sono un granello dell’animo di una persona…ecco…sono felice. E il mio ego pure.

      Grazie per le tue parole, le ho apprezzate tantissimo.

  19. non ti è mai successo che certi ricordi ti capitano sugli occhi come flash di un film di una vita che non è stata tua, di qualcun altro e ti ritrovi a pensare ‘ma pensa! fui io?’

    a me capita spesso di guardare le foto del mio passato e far fatica a mettere a fuoco il soggetto dell’immagine con la donna che sono ora

    chissà
    che mistero i ricordi

    • Certo che mi capita, mi succede la stessa cosa quando leggo qualcosa che ho scritto un po’ di tempo fa, è strano, sai che ti dico? spesso ci sottovalutiamo troppo, i ricordi forse servono anche a questo.
      Grazie di essere passa di qua.

  20. I ricordi sono essenziali, ma non dobbiamo impantanarci nelle loro spire, dobbiamo trovare la strada che porta fuori dal labirinto. Restarne intrappolati è un pò soffrire.

  21. Meraviglioso post.
    Siamo in tanti, temo, a (lasciarsi)vivere così, alla continua ricerca di “un ricordo in più”.

    Complimenti per aver reso tanto bene l’idea.

    G.

  22. nessuno si muove, nessuno sta fermo, ognuno la sua strada scorre immota, sta unicamente a noi osservarla dal lato giusto, decidere, poi, quale sia il lato giusto è un’altra cosa, ma certo se ci si pensa un po’ riusciamo
    ancora bischerate’ ha ha questa volta te le ho propinate io in via di filosofeggiamenti astrusi…ma sì, me lo posso permettere ho tanta luce negli occhi che ne sono abbagliata, sorry France

  23. E il ricordo sembra buffo ma ci porta avanti, a tutto quello che ci fa sognare e a volte basta solo questo: desiderare di vedere felice la persona a cui vogliamo bene. Ti abbraccio! Lila

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