Questa è una storia d’amore, sì senza dubbio, è una storia d’amore. Di quelle che se ti metti a raccontarle, ecco, se mai ti venisse in mente di raccontarle, le persone non capirebbero. A pensarci bene, proprio non ne coglierebbero il senso. E invece è una storia d’amore.
Marco non crede al destino, o comunque, si ostina a ripeterlo, quando gli capita di parlarne, intendo, o magari anche solo di pensarci. La sola idea che la sua strada possa essere già tracciata e che i suoi passi debbano seguire un percorso ineluttabile, ecco, quell’idea lì, quella di non essere libero, lo fa rabbrividire. Non crede al destino, perché i percorsi stabiliti sono inconcepibili, perché la vita stessa è inconcepibile, figuriamoci se riesci a domarla, la vita. Sarebbe come trovare una formula matematica per le emozioni, come stabilire il momento esatto in cui crepare di dolore o il giorno preciso in cui decidere di essere uomo. Sarebbe come calcolare l’attimo indiscutibile in cui ti innamorerai di qualcuno. E’ assolutamente inconcepibile pensare di domarla, la vita.
Eppure ci sono istanti che sembra siano lì da sempre, che ti stiano aspettando, da sempre, qualunque cosa tu faccia, loro stanno lì. E ti aspettano. Da sempre.
E così Marco si ritrova in una festa di paese, una di quelle che proprio non hanno senso. Quelle con la gente che ride, che si accalca per uno spettacolo di equilibristi e saltimbanchi. Tutta quella folla di persone che si muove quasi a tempo, come fanno le maree, che un attimo ti lasciano in pace e l’attimo dopo arrivano ad incatenarti i piedi. E alla fine un po’ ti diverti a farti trascinare.
Marco che non corre mai veloce, anzi, ogni tanto, per un motivo che neanche lui conosce, si ferma, così, di botto, si ferma e osserva, come fosse stato colto da chissà quale folgorazione divina. Come se qualcosa si inceppasse, come se prendesse nota di un fotogramma preciso. E alla fine li archivia, li cataloga con maniacale precisione, tutti quei fotogrammi. Come se avesse un archivio nella testa. E’ il suo modo di tenere il segnalibro dei ricordi. Stamparsi nella mente un istante preciso, come fosse un riassunto di un’emozione più articolata e complicata da descrivere.
Marco si ritrova in mezzo a tutta quella gente che guarda chissà dove, forse verso uno spettacolo di magia o più semplicemente, verso l’infinito, che alla fine, comunque, non è che cambi granché. Sta lì, immobile, a guardare una barriera di schiene, immobili. Ad immaginare tutti quei volti rapiti da chissà quale meraviglia. Tutti, tranne il suo. Lui adesso è nel bel mezzo della sua folgorazione, sta scattando il suo fotogramma, sta aggiornando l’archivio nella testa. Guarda la spalla della ragazza che è di fronte a lui. Un punto preciso, quello che si incurva verso il collo. Ci potresti passare un’esistenza intera in un posto come quello, nella curva del collo. Lei neanche immagina, che qualcuno da dietro la stia osservando. Neanche sospetta che qualcuno si stia perdendo.
Marco neanche respira, quella curva lì sembra fatta su misura per distenderci i pensieri, è il profilo perfetto di ogni forma di vita. Ci sono istanti che sembra siano lì da sempre, che ti stiano aspettando, da sempre, qualunque cosa tu faccia, loro stanno lì. E ti aspettano. Da sempre. Ecco, quella curva, lo stava aspettando, come un appuntamento fissato da un tempo indefinito, come fosse stato qualcosa di inevitabile. Avrebbe potuto rimandare qualsiasi cosa, avrebbe potuto rimandare perfino l’incontro con la morte, ma non avrebbe mai potuto evitare di incontrare quella curva lì. Che a una curva così non c’è modo di sfuggire, non c’è modo di salvarsi da una curva come quella. Quella è la curva di Dio. La curva fra il collo e la spalla.
E in quel punto preciso Marco ci vede una storia d’amore. Un filo sottile che unisce le risate e le corse a perdifiato, i litigi che sembra che il diavolo che hai in corpo non la smetta di soffiare veleno, le sconfitte, le gioie che sembra che il cuore non regga. I pianti, che sembra che ti scorra un fiume dentro, i viaggi con il cofano che fuma in mezzo alla campagna. Le mani fra i capelli che quel bacio ha l’aurora nei sospiri.
Marco vorrebbe avvicinarsi di più, per vederlo meglio quel punto lì, per stringere più forte quel filo sottile. Che se guardi la vita da lontano ti perdi i dettagli, se guardi la vita da lontano le vedi i confini, ma ti perdi l’infinito.
Lui restava lì, a fissare la schiena di una donna senza nome, e questo era un pensiero che gli piaceva. Perché le persone tendono a dare un nome perentorio a ciò che le spaventa e una lunga descrizione a ciò che le rende felici.
Marco, come sempre, vorrebbe fuggire, gli capita ogni volta che vede qualcosa che lo affascina e allo stesso tempo, lo terrorizza. Si blocca, ma in realtà vorrebbe fuggire via, come se il cervello e i muscoli fossero scollegati. Come se qualcosa si rompesse dentro e arrivassero informazioni incomplete ai centri nervosi. E in quel groviglio di neuroni vai a trovarlo quello che si è perso per strada. Non se lo spiega, ma vorrebbe fuggire, senza neanche saperne il motivo.
Ecco, se il destino esistesse veramente adesso lei si volterebbe d’improvviso, come fosse stata punta da un insetto, probabilmente da uno sguardo. Si volterebbe d’improvviso, piantandogli gli occhi addosso. Come una bandiera sulla luna.
-Ehi, che stai facendo?-
-Niente, volevo solo chiederti…stai guardando lo spettacolo di magia? –
-Certo, perché tu no?-
-No, io sono venuto qui per cercare una persona-
-Ah sì?, e chi?-
-Te.
Ma il destino è un’illusione, la vita è tutta un’altra storia. La vita, quella vera, prende traiettorie alternative. Lei non si volta, rimarrà un mistero anche il suo nome perentorio come uno spavento. Non resta altro che farne una lunga descrizione, come si fa con le cose che ci rendono felici.
Marco la guarda e, come sempre, vorrebbe fuggire, senza neanche saperne il motivo, ma adesso ha la certezza che lo capirà, giorno per giorno, lo capirà perché alcune persone continuano a fuggire, per poi fermarsi, di botto, per un motivo che neanche loro conoscono, si fermano. Come se qualcosa si inceppasse, come se prendessero nota di un fotogramma preciso. Si fermano e osservano qualcosa d’infinito. Si fermano e osservano la vita.
Marco non crede nel destino, nei percorsi ineluttabili, ma stavolta è diverso e non potrebbe essere altrimenti. Perché questa è una storia d’amore, sì senza dubbio, è una storia d’amore. Di quelle che se ti metti a raccontarle, ecco, se mai ti venisse in mente di raccontarle, le persone non capirebbero. A pensarci bene, proprio non ne coglierebbero il senso. E invece è una storia d’amore.
Quando mi fermo a guardare la vita qualcosa si rompe dentro. (Dave Matthews Band – Crash into me)
“Una dichiarazione d’amore è il passaggio dal caso al destino, ed è per questo che è così pericolosa.” (Alain Badiou)
Mentre leggevo mi sono venuti piú brividi delle altre volte ..non so perché! Io non lo so se ognuno di noi ha giá vita “scritta”..a volte mi piace credere che sia cosi,perché se tutto(o quasi)mi va male forse non é colpa mia..Altre volte vorrei peró avere la speranza (o l’illusione) che possa ancora intervenire e fare scelte.
Deve peró essere bello essere “quella curva tra collo e spalla” di qualcuno..
Non lo so neanch’io se c’è un percorso già delineato, sinceramente spero di no, quella cosa del “libero arbitrio” mi affascina parecchio.
Per quanto riguarda “quella curva”, sì, è decisamente bello esserlo, ma è ancora più bello far sentire a Lei che lo è per te. ( è un discorso un po’ contorto, spero di essermi spiegato)
Mi ritrovo a leggerti e sento quella mano lunga di Baricco che si agita tra le righe. E’ un complimento, lo sai, perché è un autore che mi piace. Mi sorprende, come fai anche tu.
E i dettagli, vorrei lo sapessi, sono una mia mania, complice forse il mio lavoro di restauratrice. Ma ecco, i dettagli, sono i fili dell’esistenza e soffermarsi, sì, ecco un bel modo per fare nascere storie d’amore.
Bel racconto e molto ben scritto.
Ciao
Chiara
Grazie Chiara, credo che la “lunga mano di Baricco” sia inevitabile nei miei racconti, è l’autore che preferisco in assoluto, ho letto talmente tante cose sue che ormai sono entrate nel mio modo di scrivere (ammesso che io ne abbia uno). Penso che nei dettagli sia racchiusa l’essenza vera delle cose, per questo cerco di osservarli il più possibile. Ti ringrazio molto per i complimenti e per leggere ciò che scrivo. Grazie davvero.
Il caso, a volte, (in questo caso non azzarderei nel chiamarlo destino..) ha voluto che anch’io, oggi, scrivessi qualcosa sui ricordi, sulle immagini che, senza ragione apparente, tornano, anzi….ritornano, regalandoti dettagli che pensavi irrisori. Ma la vita è fatta dalla somma di tanti piccoli dettagli…e poi, un giorno, un dettaglio inaspettato, che non credevi possibile, ti cambia la vita, e diventa parte del tuo destino. Nel bene come nel male. Gli amori più grandi, io credo, sono nati così. Sempre se si ha avuto il coraggio di smettere di fuggire.
Credo di aver iniziato ad amare la fotografia per questo: per non rischiare di dimenticare, col tempo, questi meravigliosi dettagli chiamati Amore.
Se posso sbilanciarmi dico che, secondo me, alcuni dei dettagli dolorosi a cui fai riferimento, a volte, ti salvano. Sono inevitabilmente la spinta che ti costringe a prendere decisioni, che non è detto siano necessariamente negative. In alcuni casi ti fanno abbattere muri e trovarequell’eliquilibrio che hai sempre cercato.
Un abbraccio amica mia.
Tu leggi dentro di me meglio di me stessa … e grazie per avermi chiamata amica . É una parola importante , per me
“Perché le persone tendono a dare un nome perentorio a ciò che le spaventa e una lunga descrizione a ciò che le rende felici”
A volte sono le lunghe descrizioni a fregare la felicità….a cercare di capirla si smette di viverla
Una interessante chiave di lettura. Il mio punto di vista era quello di descriverle per farle durare più a lungo. Ma forse il tuo è più calzante. Grazie per essere passata di qua.
il classico coup de foudre ! beh, vedi che sostare nel post serve ad andare a leggere le belle cose che scrivono gli amici?
bien buongiur monsieur
Ciao, ti ho nominato nel mio ultimo post, vieni a vedere di cosa si tratta 🙂
Ti ringrazio tantissimo. Anche per la descrizione che hai scritto nel post. Grazie davvero.
A me questa storia fa venire l’urto di nervi e poi hai uno stile di quelli che ho già letto, che conosco a memoria. comunque questa è la storia di un perdente, il solito noioso perdente che vive addobbato di sogni, e se li trascina addosso come un albero di natale sintetico esposto in un banale centro commerciale. Sai cosa penso? un vincente avrebbe fatto sicuramente qualcosa per conoscerla, avrebbe inventato qualcosa, qualsiasi cosa, anche banale o gli sarebbe venuto in mente un’idea originalissima e divertente, si di quelle che le avrebbe sicuramente strappato una risata, e un sorriso avrebbe illuminato quella linea divina tra collo e spalla che tanto incanta Marco. Sai che ti dico? Se il destino ti serve una occasione, di quelle che sai che è il destino, proprio lui a servirtela, sta solo a te fermarla e viverla, ma devi avere il coraggio d’amare, perché per fermare ciò che desideri lo devi sicuramente amare o meglio, prima di amare ciò che desideri ed afferrarlo, dovresti prima amarti un po’ di più.
Accetto di buon grado la critica sullo stile di scrittura. Anzi, ti ringrazio, perché critiche come queste mi danno l’occasione di cercare di migliorarmi, sempre tenendo presente che non ho ambizioni particolari. Per quanto riguarda la faccenda del “perdente”, non saprei. Penso che ognuno viva le proprie emozioni in modo personale, magari viste dall’esterno possono essere percepite come sconfitte. Ma in fin dei conti, di quella persona non sappiamo niente. A me piace fotografare situazioni particolari, di persone che non riescono ad allinearsi completamente ai canoni della vita “normale”. Ma non per questo hanno qualcosa in meno degli altri.
Grazie per essere stato/a qui e avere espresso il tuo pensiero.
viste dall’esterno, credimi, non è che siano percepite come sconfitte, sono decisamente sconfitte perché non si ha avuto il coraggio di scoprire. Una bandiera si poggia su un terreno vinto in battaglia, e quella battaglia è sicuramente interiore, Marco ha preferito arrendersi ancor prima di combattere le proprie paure e vivere le emozioni che animavano il suo cuore; sperava addirittura che fosse lei a girarsi… forse è un po’ troppo… il destino può venirti incontro, ma non può vivere la tua vita, quella è e sarà solo una scelta tua. e secondo me tu sei proprio come quel protagonista, sicuramente sognatore, ma forse dotato di poco carattere, poca curiosità, poca inventiva, capacità di reazione, poca positività. forse mi sbaglio, anzi sicuramente perché l’anima di uno scrittore chi può conoscerla? forse solo un altro scrittore e io non lo sono, però un consiglio voglio dartelo ugualmente: impara a giocare e ad interagire di più col tuo destino perché certi treni passano una volta soltanto e sarebbe un vero peccato non conoscere quali luoghi ti avrebbero portato a visitare. Grazie per scrivermi al femminile ed al maschile, è edificante. Un abbraccio.
E chi l’ha detto che i vincenti siano migliori dei perdenti?
nessuno, non volevo che passasse questo messaggio. Il senso del mio discorso è che uno scrittore dovrebbe viversi tutte le emozioni del mondo, tutte quelle che la vita gli offre, senza perderne nemmeno una, deve fiutarle come un segugio con la preda, inseguirle come un ghostbuster con i fantasmi, un cacciatore di tornado con i tornado, e senza avere timori, affrontando le immagini tristi del passato che si ripresentano nel presente quando si comincia a vivere di emozioni. solo la paura di rivivere il passato può frenare un uomo dal nutrirsi ogni giorno d’emozioni, quelle che ti fanno sentire vivo e che danno un senso a questa vita. si scrive quando si vivono emozioni, sia positive che negative. tutto è importante. uno scrittore che vive d’emozioni, emoziona. Pinocchio, ora non scappare, non ti offendere per quello che ti ho scritto fino ad ora, credimi, non è facile scrivere critiche costruttive cercando d’essere sensibili ma incisivi, sarebbe stato più semplice fare un complimento e pensare tutt’altro, ma non sono così, sono sincero fino in fondo perché ci credo nella sincerità fra le persone. Tu sei un ottimo scrittore, sensibile, colto, vero, e sai far vibrare le corde dell’anima di chiunque, quello che ti manca è forse vincere le paure del passato che ti impediscono di vivere le emozioni del presente che la vita ti offre. Non aver paura di vivere. Ti abbraccio e sappi che anche se non sembra ti voglio un mondo di bene…
Ok, intanto non sono uno scrittore, semplicemente mi piace scrivere. Detto questo, non mi offendo però permettimi di dire che ci vedo una punta di presunzione nei tuoi commenti. Credi di aver capito tutto di me leggendo i miei racconti. Dando per scontato che il mio mondo privato non interessi a nessuno (e anche se fosse, non ho intenzione di renderlo pubblico), ti posso dire che faccio scelte tutti i giorni, come tutti, alcune le faccio una volta e cerco di fare il possibile per rispettarle. Credo che anche questo sia un atto di coraggio, quello di prendere direzioni ben precise. Anche non fare alcune cose, non dire alcune parole, anche quella è una scelta ben precisa e credimi, implica un coraggio e una volontà mica da ridere. Forse mi sopravvaluto, ma non mi sente più debole di nessun altro e neanche meno coraggioso.
Ultima precisazione: in questo commento mi hai scritto che sono (vado a memoria) un ottimo scrittore, sensibile, colto, vero e che riesco a far vibrare le corde delle emozioni, nel primo commento invece (vado sempre a memoria) ha scritto che il mio stile ti dava sui nervi e che era noioso e che lo avevi già letto un milione di volte. Mi sembrano due commenti “leggermente” in contraddizione fra loro.
Te l’ho già detto, apprezzo le critiche costruttive, ma non tiriamo in ballo il mio mondo fuori da qui, quella è altra storia, quella è vita vera.
P.s. Io non ti conosco, perciò non posso volerti bene, ma ricambio l’abbraccio.
uno scrittore dovrebbe viversi tutte le emozioni del mondo, tutte quelle che la vita gli offre, senza perderne nemmeno una
1. E chi lo ha detto?
2. Il protagonista del racconto vive l’emozione del contemplare una curva tra il collo e la spalla: che cos’ha questa emozione che non va? E’ un’emozione di serie B? E chi la stabilisce la classifica delle emozioni? Tu?
3. Non ti sembra un po’ (voglio usare un eufemismo) troglodita confondere un autore col suo personaggio? Ritieni che Kafka avesse caratteristiche fisiche e morali da scarafaggio?
4. Il nostro buon Pinocchio vede nel tuo commento una punta di presunzione: io ce ne vedo tonnellate.
Credo tu sia uno scrittore a tutti gli effetti. E il tuo stile mi piace, e molto. Credo che la bravura di uno scrittore non stia sempre nell’originalità del suo stile. Credo che le critiche costruttive non siano tali se vanno ad intaccare la vita e il carattere di una persona che, oltretutto, non si conosce. “Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri”.
Credo che, d’altronde, la risposta migliore si trovi già nella premessa di questo racconto. “Questa è una storia d’amore, sì senza dubbio, è una storia d’amore. Di quelle che se ti metti a raccontarle, ecco, se mai ti venisse in mente di raccontarle, le persone non capirebbero. A pensarci bene, proprio non ne coglierebbero il senso. E invece è una storia d’amore.”
Grazie Pinocchio per quello che scrivi e per come lo scrivi!
Non ti voglio bene, ti leggo da poco, ma ti stimo 😉
Ti ringrazio per questo commento. Non mi reputo uno scrittore, lo faccio per divertimento, passione e (perché no) perché mi soddisfa farlo. Ho una vita, come tutti, che cerco di tenere fuori da questo mondo. Attualmente sono felice, molto. E questa è l’unica cosa che conta. P.s. Ho apprezzato la citazione di Radiofreccia. 😊
va beh, senti, facciamo così, ti faccio i miei più sinceri e sentiti complimenti per il tuo stile, per il personaggio di questo racconto che mi ha emozionato, mi ha fatto sognare, ho vissuto dieci minuti in preda a forti brividi. continua pure così che sei bravissimo. saluti. 😉
Ahahah, ok, quindi sei quel tipo di persona che muove critiche con l’indiscutibile certezza di avere ragione e non accetta un contraddittorio? Sarebbe un peccato, perché mi ero fatto un’idea diversa, sicuramente migliore. Credo che ti sfugga il nodo cruciale della questione. Accetto critiche sul mio modo di scrivere, sui contenuti e via dicendo. Non altrettanto sulla mia vita privata, specialmente da persone che non mi conoscono. Quindi, finché la discussione rimane sul piano della scrittura, ecco, mi trovi qua, ben disposto ad accettare critiche e consigli, se pretendi di entrare nella sfera del mio mondo reale, rassegnati, troverai un muro. Sempre e comunque. Lo devo a me stesso, ma soprattutto alle persone che sono vicine a me.
Pinocchio, ascolta, tu forse non hai capito che a me della tua vita privata non me ne può fregà de meno, ti ho solo fatto un appunto, dato che di solito chi è alle prime armi ed è poco più che adolescente (come te immagino, a giudicare dalle tue reazioni) scrive spesso di se stesso anche se non se ne accorge. Secondo me (dal mio piccolo punto di vista) non sei una persona che vive emozioni dato che i tuoi testi non emozionano, o comunque a me non emozionano e quindi te lo scrivo tranquillamente visto che pubblichi i tuoi testi, per me i tuoi scritti sono scontati, sono come i prodotti da supermercato, di quelli che vanno bene per le massaie consumiste che non hanno troppo pretese: sono ben scritti, ma come li scriverebbe bene chiunque, ben confezionati, colorati quanto basta, hanno anche un bello slogan che si ripete spesso per entrarti in testa, ma poi, chettedevodì… Ascolta, si possono mobilitare tutte le tue sostenitrici, le tue lettrici, le tue ammiratrici e ti possono infondere un po’ di forza per reagire alle mie critiche, ma io ti dico con tutta onestà che ho letto questo testo, mi sono annoiato, non mi sono emozionato per niente, anzi mi è venuto pure il nervoso e quindi mi chiedo e ti chiedo: se uno scrittore annoia i lettori, che scrive a fà? Ma dal tuo punto di vista puoi sempre pensare che il problema sono solo io, e risolvi la questione.
Ok, aspettavo il momento in cui avresti tirato in causa le persone, ripeto, PERSONE che mi leggono. Mi dispiace contraddirti ancora ma non ho bisogno di nessun appoggio esterno per reagire alle critiche (in questo caso personali) che mi vengono mosse. Sono sufficientemente orgoglioso da rispondere senza l’aiuto di persone che mi difendono. Apprezzo la sottile ironia riguardante la mia presunta età, qualcuno magari direbbe “inutile sciocchezza”, ma io la definisco “ironia”, oltretutto non posso neanche replicare sul tuo blog con altrettanta pungente ilarità in quanto non leggo ciò che scrivi. A questo punto mi sento in dovere di abbandonare la diplomazia e rispondere per le rime. Ti ripeto, credo per la terza volta, che sei liberissimo/a di criticare come scrivo, ma non la mia persona e la mia vita. Ma d’altronde da qualcuno che ha cambiato tre volte opinione sul mio modo di scrivere in tre commenti consecutivi, non è che potessi aspettarmi niente di più. Ti dico anche che non pubblicherò altri tuoi commenti che coinvolgeranno la mia sfera personale e le PERSONE che leggono il mio blog.
a casa mia si chiama coda di paglia. sempre per restare nel campo degli eufemismi.
Standing ovation per Pinocchio.
Ahahah, comodi, comodi.😂😂😂
Sembra, per inciso, di capire che la signora mangiasogni ritenga le lettrici di questo blog, oltre che delle povere massaie consumiste senza troppe pretese (culturali, immagino: donnette con sì e no la terza media, che leggono Cronaca vera dal parrucchiere e i romanzi Harmony sotto l’ombrellone), anche un branco di ochette starnazzanti intorno al maschio di turno. Beh, fai male, ragazza, a misurare le altre donne col tuo metro: per quanto possa sembrarti incredibile, esistono anche donne intelligenti. E capaci di ragionare con la propria testa e non solo a procedere per beceri stereotipi (il maschio vincente, l’uomo che non deve chiedere mai, il cacciatore che bracca la preda…) che speravamo morti e sepolti per sempre. E le frequentatrici abituali di questo blog lo sono; TUTTE. Certo, non tutti possono essere all’altezza di capirlo. E se noi che frequentiamo questo blog amiamo e stimiamo Pinocchio, è perché, a differenza di te, lo conosciamo, e sappiamo quale bella persona sia. E quanto abbia da dire e da dare.
Ciao Pinocchio, quando qualche giorno fa ti scrissi di provare a incollare nel modo giusto parte delle tua scrittura intendevo dirti di provare un esperimento come quello che con minore fortuna ho tentato io qui..
Il tipo o la tipa che ha provato a insudiciare le tue pagine lasciala cucinare nel suo brodo e chiudigli la porta in faccia. Mi permetto di dirtelo per la mia conclamata esperienza in rete. I commenti sono la vita e la morte di un blog: non c’entra il voler criticare o osannare qualcuno, attiene piuttosto a un antico livore che qui trova maggiore spazio. Il modo migliore per rovinare un blogger e attaccare i suoi lettori, scendere sul personale concreto mentre tu sai benissimo che la scrittura è metafisica, immaginazione e sogno e come tale dovrebbe essere rispettata, A me non interessa la tua vira privata, non voglio sapere qui il tuo vero nome, la tua età …il tuo sesso. Io voglio solo leggerti, sembra una cosa semplice, elementare, invece è il cancro che sta distruggendo questo ambiente: la moderazione è l’unica cura e anche la testimonianza di un’inciviltà di fondo che senbra volersi diffomdere,
Ciao Enzo
Ti ringrazio per il sostegno. Ho lasciato commentare quella persona perché mi sembrava giusto accettare anche le critiche. Poi la cosa è degenerata e alla fine ho chiuso il discorso. L’ultimo commento che ha scritto l’ho eliminato perché era veramente offensivo. Sia nei miei confronti che in quelli delle persone che mi leggono. Penso che uno dei compiti di chi gestisce un blog sia anche quello di “proteggere” chi quel blog lo segue. Colgo anche l’occasione per scusarmi con tutti voi di non aver chiuso prima questa spiacevole discussione. Vi ringrazio tutti, di cuore.
Ho iniziato a scrivere in rete trentanni dopo averlo fatto sul cartaceo, mi sembrava una scoperta favolosa, un mezzo dalle incredibili potenzialità. I problemi di “relazione” sono iniziati dopo un paio di anni ma hanno raggiunto livelli insostenibili dal 2010 in poi. A tuo merito affermo che tu sei l’unica persona incontrata in rete che ha messo nero su bianco un concettto che mi pare basilare per i contatti in rete tra gente adulta e civile. Mi permetto di citarti : “Penso che uno dei compiti di chi gestisce un blog sia anche quello di “proteggere” chi quel blog lo segue. ”
Perfetto! Sono io che ringrazio te, mi auguro di incontrare sempre più spesso gente così, uomini e donne capaci di fare quella piccola ma fondamentale distinzione tra privato e pubblico, tra scrittore e lettore, tra una chat e un blog. Sembrerebbe una cosa palese, scontata. Non lo è.
La mangiasogni è una donna, è inutile discuterne solo una femmina prende quel tipo di atteggiamento con una maschio. La mangiasogni vuole distruggere un sogno, quello della comunicazione che è libera e di tutti, vuole imprigionarla esclusivamente dentro la sua dimensione, l’opposto di quel che è un vero blog.
Quando leggi una prosa o una poesia puoi farti un’idea positiva o negativa, capisco che non è semplice scriverla all’autore, in tal caso uno se la tiene per sè, commenatre non è obbligatorio, se il testo è una prosa seria commentarla è una cosa altrettanto seria. Cercare di costringerla dentro una chat è un’azione indegna: viene fatto ogni giorno su migliaia di blog. Peccato.
Detto questo commento il post che è uno di quelli che potenzialmente possiedono più forza e più aperture anche per una scrittura futura: tu hai un problema di concentrazione e estensione, credo non sia capace, allo stato attuale, di scrivere in modo più “disteso”, intendo dire che sei perfetto dentro i confini di un racconto breve, in un romanzo o in qualcosa di più lungo forse ti perderesti. E’ una tendenza comunque diffusa nella letteratura degli ultimi anni: abbiamo fretta! Vogliamo concentrare e andare direttamente al succo centrale di una storia o di una emozione; il problema è che per farlo bisogna saper scrivere altrimenti le storie svaniscono abortite, non ne resta niente dopo il primo capoverso. Tu sai scrivere, la curva fra il collo e la spalla è una porta aperta sui territori dell’eros, un invito magnifico per tutti maschi e femmine. La storia che comprende tutte le storie del mondo ha il disegno dolcissimo di una curva di ragazza: io lo trovo magnifico, Tutto il resto va sullo sfondo, sono suoni indistinti, volti figure luoghi annichiliti dalla fulminazione di un osguardo gettato sulle spalle di una donna. Sulle spalle, bada bene, non sul viso o sul seno o sulle gambe, su un aparte che necessita di immaginazione e non chiede altro che condivisione mentale. Questo è amore Pinocchio, amore con la A maiuscola, quello che dura un attimo ma è per sempre, che libera e completa: in fondo l’unica giustificazione al nostro trascorrere quaggiù. Ti ho già scritto che sei bravo? Tu devi pubblicare. Salutiamo.
Guarda, non starei qui ad alimentare inutili polemiche. Ognuno scrive e commenta come ritiene più opportuno, poi gli altri si faranno una loro opinione in merito.
L’idea di misurarmi con qualcosa di più esteso ed articolato mi affascina molto, ma, come dici giustamente, ho un po’ il timore di perdermi. Intanto cerco di farmi venire qualche idea interessante, poi vedremo.
Ti ringrazio per il sostegno.